Referral Banners HUMUS: Vespa e quella figuraccia all'italiana

martedì 7 settembre 2010

Vespa e quella figuraccia all'italiana




Ma a te non piacciono le tette?
Tonerebbe così qualcuno di mia conoscenza. Un giorno, mentre mi perdevo in appassionati dibattiti sul web uscì la fatidica domanda: ti piacciono le tette? Risposi: un buon cervello è preferibile, se ci sono anche le tette meglio. Venni tacciato di essere omosessuale; non che sia un male esserlo ma la cosa mi ha stupito, perché non arrivo a comprendere come da una semplice affermazione si possa arrivare a mettere in dubbio la sessualità di una persona. Probabilmente sarebbe arrivato ad analoghe conclusioni anche Bruno Vespa, protagonista di una pessima figura al premio Campiello. Mentre bavoso schiumava come una lumaca, l'insigne maggiordomo del parlamento italiano invitando sul palco la Silvia Avallone, vincitrice del Premio Campiello Giovani e autrice di Acciaio, si lascia prendere da una febbrile eccitazione invitando le telecamere ad inquadrarle il bellissimo decolleté. E ciò accade non ad un concorso di bellezza, ma ad un concorso letterario. Insomma, anche quando i meriti ci sono, la donna non riesce a mettere la testa fuori ed essere apprezzata per le proprie doti personali.

In questo piccolo accadimento c'è molto dell'Italia di oggi. La donna, che mai è riuscita a imporsi, vittima di retaggi culturali e, forse, anche un po' di se stessa, è e resta un oggetto da esposizione. Il corpo alla base del tutto, dell'immagine, dello show. L'uomo conduce e la donna fa la valletta; nessuna parola, un sorriso, una coscia, una tetta e tutto va bene. La libido del maschio virile, tettofilo, ben sdraiato sul divano mentre lei lava i piatti della cena dalla stessa preparata, è appagato. La donna oggetto è il pilastro su cui poggia l'attuale sistema televisivo italiano. Se nasca prima l'idea dell'impresario o la depravazione dello spettatore è un problema di difficile soluzione. Vero è, che di personaggi alla Vespa ne trovi un po' ovunque: sul treno, per strada, in ufficio o nel cantiere. Uomini che non vedono altra donna se non quella che è facilmente individuabile dalle sue forme; uomini di un paese che ha il più alto numero di turisti sessuali; uomini ai quali se dici di apprezzare la testa di una donna ti tacciano di omosessualità; uomini che non ti assumono perché donna; uomini che "se vai in giro sola sei una in cerca di sesso" o "se vai in giro vestita in quel modo aspettati di essere violentata"; uomini in attesa di una badante che lavi stiri cucini senza troppe lamentele. Questa è la fotografia un po' appannata dell'Italia: un paese sessista. È così oggi, era così ieri, forse lo sarà ancora domani. Certe abitudini sono difficili da superare e del resto, il forte influsso della morale cattolica non aiuta il processo di cambiamento.

Un tempo era ancora possibile incontrare dei cavalieri. Oggi sono schiacciati, oscurati, sepolti dalla volgarizzazione della vita incentivata in qualche modo dal trush televisivo; polverizzati dal Berlusconismo, dalle luci del circo, da forme colori musica decadimento mentale; annientati dalla legittimazione del maschilismo come stile di vita. Così, tra un canale ed un altro, tra festini e pubbliche offese, tra rotondità da esibire e intelligenze informi da macero, ci si dimentica degli uomini gentili, pronti ad offrirti da bere soltanto per il piacere di parlare. Di quei pochi uomini rimasti che t'invitano a cena nella loro casa, ti offrono del vino e ti preparano la cena, ti aprono la portiera della macchina, baciano la mano e ti guardano fisso, intensamente, negli occhi, senza abbassare lo sguardo. Quegli uomini in grado di ascoltare una donna, anche per delle ore, per il solo piacere di ascoltarla senza l'idea di raggiungere altro.

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