Referral Banners HUMUS: ottobre 2010

martedì 26 ottobre 2010

La condanna del pudore nel paese senza pudore: se gli innamorati finiscono in gabbia.


Ci mancava anche questa: nel paese degli impuniti, dei millantatori e del grande fratello, puoi venire arrestato perché fai sesso in macchina. La notizia è recente, o meglio, di recente ha contaminato le pagine di facebook. Gli utenti hanno condiviso in massa questa agghiacciante verità: in Italia si rischiano fino a 3 anni di carcere se si viene beccati a fare sesso in macchina; e questo non solo se lo fai in una pubblica piazza, anche se vai a cercare un posto isolato, in campagna, di notte, con un filo di luce stellare appena percepibile. Questo perché, stando alle argomentazioni della Cassazione, anche se si cerca il luogo appartato potrebbe esserci un ignaro passante che può vedere; quindi, in sintesi, ovunque tu sia offendi il pubblico pudore. Con buona pace di quello che si fa chiamare il partito dell'amore.

Davvero, dov'è finito l'amore in questo paese, se addirittura amare e amarsi diviene reato? Se, una coppia con ambizioni e sogni, può venir cacciata in gattabuia per un po' d'estasi sessuale? Fare sesso è la cosa più naturale del mondo, anzi, si può ben dire che sia il motore del mondo perché senza di esso si estinguerebbe la specie. Purtroppo l'evolversi delle società umana e, soprattutto, della morale religiosa, ha portato spesso a bollare come indecente il sesso. Ora, si può convergere ad un accordo, come evitare zone frequentate e in vista, ma perseguire gli innamorati in zone franche dove soltanto un caso fortuito può far capitare un osservatore scandalizzato pare eccessivo. Una legge canaglia, che in qualche modo ci avvicina per mentalità ai fondamentalisti islamici: leggo infatti, che in malaysia dove la sharia vieta il sesso prematrimoniale, una giovane coppia è stata condannata a sei frustate; ma c'è, fortunatamente, chi si distingue: infatti, negli emirati, fare sesso in auto non è più reato in quanto l'auto è considerabile un luogo privato al pari dell'abitazione. Perché non può essere così in Italia? Perché questa assurda severità? Quale messaggio diamo ai giovani che hanno ancora voglia di amare ed amarsi, a chi continuamente viene bastonato dalla vita e si rifugia in calde effusioni perché come dice Baricco, il sesso cancella fette di vita e le getta nel cestino? Non si capisce come e perché, in un paese che mercifica la morte, esalta il corpo femminile esibendolo senza frevi (e veli) a tutte le ore, un paese dove un premier può bestemmiare perché è ironico, dove la Tv produce programmi trash e volgarità, dove tutti si mettono in mostra scadendo di frequente nell'indecenza sia fisica che morale, dove si urla e si violenta la dignità delle persone, dove puoi uccidere e cavartela, stuprare e cavartela, essere corrotto e cavartela, si debba rischiare il carcere per un po' d'amore. Davvero, dove raccogliere i brandelli della nostra umanità? Tre anni, un terzo della pena di Pino Pelosi, un terzo della pena di un critico d'arte condannato per aver abusato di cinque bambini; nel paese delle contraddizioni questo può accadere, e l'impressione è che ciò non sia ancora tutto. E lentamente affiorano amare verità: o fai festini in casa del premier o non sei nessuno.

(non arrendetevi, amate e fare l'amore.. in macchina.. e se vi arresteranno, narrate la vostra storia su Humus)

venerdì 8 ottobre 2010

Sul caso Sarah Scazzi, a voi tutti: Vergogna!

(non partecipo al gioco della tortura, non pubblico immagini,
ma questo quadro dal titolo Innocenza, di Giovanni Alessi)


Tutti abbiamo ancora nella testa il resoconto della brutale fine della piccola Sarah; cosa può portare un uomo a desiderare sua nipote, ad ucciderla e abusare del suo cadavere? Oh vile umanità! Bisognerebbe far nient'altro che stendere un velo su questa vicenda. Un velo, per riscoprire una cosa chiamata riservatezza. Invece, quel corpo ormai ritornato alla terra, è un cimelio da telegiornale, una reliquia innocente, un viso semplice accompagnato a macabre narrazioni per far esclamare "oh, che brutto il mondo! E che gente orribile che ci vive!". Costa così tanto abbassare le luci dei riflettori? Tutti lì, con i propri occhi incollati e le orecchie tese a catturare ogni virgola dell'impassibile voce del cronista; tutti lì, a far finta di commuoversi e poi pronti a sonar di clacson al semaforo appena scattato.
Ci sarebbe da capire, che la vita di Sarah era di Sarah soltanto e non un demanio pubblico attraverso il quale lucrare, far vendere copie ai giornali o incollare la gente ai televisori. Vili! Un corpo tramutato in maceria da telegiornale! Così fan tutti, si specula sulla vita, specie se innocente. Come grandi maghi, i conduttori dei tg hanno intrattenuto un'intera nazione, come se fosse un avvincente giallo a puntate. Ogni giorno, migliaia di affamati alle otto in punto, avidi, accendevano i loro apparecchi per seguire i nuovi risvolti dell'indagine. Ecco, ora il mistero è svelato, l'assassino non era il maggiordomo, gli assassini siete voi! Voi tutti, con la vostra famelica non curanza, con l'ossessiva ricerca di una verità che non vi appartiene, con l'irrispettoso uso della vita altrui come diversivo. Per favore, si spengano i riflettori!
Ora, ora che si fa? Si aspetta un nuovo caso? Certo che no, ci sarà ancora da ricamare sulla tragica fine di Sarah; si seguirà il processo, si griderà al linciaggio di piazza, si verseranno finte lacrime: lasciatele a chi di quelle lacrime può fare degno compianto! La vita però, tanto invocata in non sospetti tempi, si fa strumento per giocare, per intrattenere, per fagocitare le esistenze ormai avare di emozioni. Non c'è il tempo per accorgersi delle ferite che vengono inferte ad un corpo già inerme, le immagini sono così efficaci da smontare ogni uso facoltoso del pensiero. Si è risucchiati nel vortice, ci si dimentica per un attimo della propria vita, ci si distrae come di fronte ad un film drammatico, i confini tra realtà e finzione sono confusi; non si distingue più l'essere reale dall'essere finzione. La mente si appanna e ciò che rimane è una fallace commozione, un vacuo trasporto, un'ipocrita compassione; dimentichi di quanti casi ogni giorno non verranno mai alla luce, non perché meno tragici, bensì meno oscuri e commoventi da raccontare. Vergogna, vergogna tutti! Ci si dimentica di quante infanzie violate, di quanti padri, zii, nonni fratelli o mariti hanno abusato, hanno fatto violenza, hanno ucciso. È proprio questo che accade: si accende la tv e si martorizza un individuo, il più innocente, quello con la storia più sensazionale che suscita il maggiore interesse nello spettatore. Si tralascia il resto, come se non fosse parte di una realtà tragica anch'esso. Si spengano i riflettori, per favore. Abbiate un rantolo di umanità, non se ne parli più; ma gli ipocriti son lì, addomesticati dalla tv ne emulano gli atteggiamenti e le movenze: pubblicano link su Facebook e Sarah ha più di ventimila fans, come se fosse un qualsiasi, insulso, prodotto televisivo.