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mercoledì 10 novembre 2010

Bando di gara per la vendita di una Vacca




In tempi di vacche magre, si vendono vacche. Devono aver pensato questo al comune di Nepi (vt); infatti, sul sito comunale da ieri c'è un bando di gara per la vendita all'asta di un bovino di 20 mesi oggetto di sequestro amministrativo. Essendo questo il luogo in cui vivo e, data la curiosità della notizia, mi è parso doveroso renderla nota. Non sono tra coloro i quali pensano che l'amministrazione debba occuparsi di cose più importanti, indire bandi sui servizi pubblici o rilasciare permessi a costruire. Ritengo invece che una mucca sia dignitosa al pari della gestione dei rifiuti e, sebbene molti rideranno, io sorrido per una vaga soddisfazione. È vero che negli ultimi anni i comuni hanno visto erodere dallo stato centrale i finanziamenti per i servizi essenziali e perciò hanno dovuto ingegnarsi nel reperire fondi, ma non consideriamo soltanto l'aspetto finanziario del bando. Lo definirei piuttosto un caso di buona gestione amministrativa attraverso la quale l'amministrazione redistribuisce a cittadini meritevoli un bene sequestrato ad un cittadino scorretto. Oltretutto un grande gesto di trasparenza, alla faccia di tutti quelli abituati a pensare che nella pubblica amministrazione si mangia e basta (e questa volta c'era un bovino di 20 mesi!). Che dire di più? Una vacca fa sempre comodo, quindi, chi fosse interessato all'acquisto del bovino può visitare la pagina dell'albo pretorio online del comune e andare a pagina due (la base d'asta è di 700 euro). Buone vacche a tutti!

martedì 26 ottobre 2010

La condanna del pudore nel paese senza pudore: se gli innamorati finiscono in gabbia.


Ci mancava anche questa: nel paese degli impuniti, dei millantatori e del grande fratello, puoi venire arrestato perché fai sesso in macchina. La notizia è recente, o meglio, di recente ha contaminato le pagine di facebook. Gli utenti hanno condiviso in massa questa agghiacciante verità: in Italia si rischiano fino a 3 anni di carcere se si viene beccati a fare sesso in macchina; e questo non solo se lo fai in una pubblica piazza, anche se vai a cercare un posto isolato, in campagna, di notte, con un filo di luce stellare appena percepibile. Questo perché, stando alle argomentazioni della Cassazione, anche se si cerca il luogo appartato potrebbe esserci un ignaro passante che può vedere; quindi, in sintesi, ovunque tu sia offendi il pubblico pudore. Con buona pace di quello che si fa chiamare il partito dell'amore.

Davvero, dov'è finito l'amore in questo paese, se addirittura amare e amarsi diviene reato? Se, una coppia con ambizioni e sogni, può venir cacciata in gattabuia per un po' d'estasi sessuale? Fare sesso è la cosa più naturale del mondo, anzi, si può ben dire che sia il motore del mondo perché senza di esso si estinguerebbe la specie. Purtroppo l'evolversi delle società umana e, soprattutto, della morale religiosa, ha portato spesso a bollare come indecente il sesso. Ora, si può convergere ad un accordo, come evitare zone frequentate e in vista, ma perseguire gli innamorati in zone franche dove soltanto un caso fortuito può far capitare un osservatore scandalizzato pare eccessivo. Una legge canaglia, che in qualche modo ci avvicina per mentalità ai fondamentalisti islamici: leggo infatti, che in malaysia dove la sharia vieta il sesso prematrimoniale, una giovane coppia è stata condannata a sei frustate; ma c'è, fortunatamente, chi si distingue: infatti, negli emirati, fare sesso in auto non è più reato in quanto l'auto è considerabile un luogo privato al pari dell'abitazione. Perché non può essere così in Italia? Perché questa assurda severità? Quale messaggio diamo ai giovani che hanno ancora voglia di amare ed amarsi, a chi continuamente viene bastonato dalla vita e si rifugia in calde effusioni perché come dice Baricco, il sesso cancella fette di vita e le getta nel cestino? Non si capisce come e perché, in un paese che mercifica la morte, esalta il corpo femminile esibendolo senza frevi (e veli) a tutte le ore, un paese dove un premier può bestemmiare perché è ironico, dove la Tv produce programmi trash e volgarità, dove tutti si mettono in mostra scadendo di frequente nell'indecenza sia fisica che morale, dove si urla e si violenta la dignità delle persone, dove puoi uccidere e cavartela, stuprare e cavartela, essere corrotto e cavartela, si debba rischiare il carcere per un po' d'amore. Davvero, dove raccogliere i brandelli della nostra umanità? Tre anni, un terzo della pena di Pino Pelosi, un terzo della pena di un critico d'arte condannato per aver abusato di cinque bambini; nel paese delle contraddizioni questo può accadere, e l'impressione è che ciò non sia ancora tutto. E lentamente affiorano amare verità: o fai festini in casa del premier o non sei nessuno.

(non arrendetevi, amate e fare l'amore.. in macchina.. e se vi arresteranno, narrate la vostra storia su Humus)

venerdì 8 ottobre 2010

Sul caso Sarah Scazzi, a voi tutti: Vergogna!

(non partecipo al gioco della tortura, non pubblico immagini,
ma questo quadro dal titolo Innocenza, di Giovanni Alessi)


Tutti abbiamo ancora nella testa il resoconto della brutale fine della piccola Sarah; cosa può portare un uomo a desiderare sua nipote, ad ucciderla e abusare del suo cadavere? Oh vile umanità! Bisognerebbe far nient'altro che stendere un velo su questa vicenda. Un velo, per riscoprire una cosa chiamata riservatezza. Invece, quel corpo ormai ritornato alla terra, è un cimelio da telegiornale, una reliquia innocente, un viso semplice accompagnato a macabre narrazioni per far esclamare "oh, che brutto il mondo! E che gente orribile che ci vive!". Costa così tanto abbassare le luci dei riflettori? Tutti lì, con i propri occhi incollati e le orecchie tese a catturare ogni virgola dell'impassibile voce del cronista; tutti lì, a far finta di commuoversi e poi pronti a sonar di clacson al semaforo appena scattato.
Ci sarebbe da capire, che la vita di Sarah era di Sarah soltanto e non un demanio pubblico attraverso il quale lucrare, far vendere copie ai giornali o incollare la gente ai televisori. Vili! Un corpo tramutato in maceria da telegiornale! Così fan tutti, si specula sulla vita, specie se innocente. Come grandi maghi, i conduttori dei tg hanno intrattenuto un'intera nazione, come se fosse un avvincente giallo a puntate. Ogni giorno, migliaia di affamati alle otto in punto, avidi, accendevano i loro apparecchi per seguire i nuovi risvolti dell'indagine. Ecco, ora il mistero è svelato, l'assassino non era il maggiordomo, gli assassini siete voi! Voi tutti, con la vostra famelica non curanza, con l'ossessiva ricerca di una verità che non vi appartiene, con l'irrispettoso uso della vita altrui come diversivo. Per favore, si spengano i riflettori!
Ora, ora che si fa? Si aspetta un nuovo caso? Certo che no, ci sarà ancora da ricamare sulla tragica fine di Sarah; si seguirà il processo, si griderà al linciaggio di piazza, si verseranno finte lacrime: lasciatele a chi di quelle lacrime può fare degno compianto! La vita però, tanto invocata in non sospetti tempi, si fa strumento per giocare, per intrattenere, per fagocitare le esistenze ormai avare di emozioni. Non c'è il tempo per accorgersi delle ferite che vengono inferte ad un corpo già inerme, le immagini sono così efficaci da smontare ogni uso facoltoso del pensiero. Si è risucchiati nel vortice, ci si dimentica per un attimo della propria vita, ci si distrae come di fronte ad un film drammatico, i confini tra realtà e finzione sono confusi; non si distingue più l'essere reale dall'essere finzione. La mente si appanna e ciò che rimane è una fallace commozione, un vacuo trasporto, un'ipocrita compassione; dimentichi di quanti casi ogni giorno non verranno mai alla luce, non perché meno tragici, bensì meno oscuri e commoventi da raccontare. Vergogna, vergogna tutti! Ci si dimentica di quante infanzie violate, di quanti padri, zii, nonni fratelli o mariti hanno abusato, hanno fatto violenza, hanno ucciso. È proprio questo che accade: si accende la tv e si martorizza un individuo, il più innocente, quello con la storia più sensazionale che suscita il maggiore interesse nello spettatore. Si tralascia il resto, come se non fosse parte di una realtà tragica anch'esso. Si spengano i riflettori, per favore. Abbiate un rantolo di umanità, non se ne parli più; ma gli ipocriti son lì, addomesticati dalla tv ne emulano gli atteggiamenti e le movenze: pubblicano link su Facebook e Sarah ha più di ventimila fans, come se fosse un qualsiasi, insulso, prodotto televisivo.

mercoledì 29 settembre 2010

Risotto al delirio di curcuma

Cosa vi propone oggi Humus? Una buonissima ricetta improvvisata e deliziosa.
La ricetta è stata inventata su due piedi da colui che scrive: deliziosa, delicata e semplice da fare. Prima però, un piccolo accorgimento: essendo cuoco anarchico, non sono menzionate le quantità e tutto si riduce al gusto dello cheff di turno.

Ingredienti

Riso, melanzane, aglio, seitan, fagioli, curcuma, gomasio, salvia o altre spezie a piacimento.

Preparazione

Prendete due padelle, mettete un filo d'olio e fate rosolare l'aglio. In una metterete a cuocere le melanzane, nell'altro i fagioli (vanno bene quelli in scatola). Aggiungete un filo d'acqua alle melanzane e mettete a fuoco basso, coprite e fate cuocere con il vapore così da non perdere i suoi preziosi nutrienti. Questo espediente potete utilizzarlo ogni volta che cuocete verdure: rimarranno deliziosamente morbide e non disperderanno il proprio potenziale nutritivo. Controllate di tanto in tanto che non si attacchino alla padella. Quando saranno pronte aggiungete il riso con altra acqua e fate cuocere; quando l'acqua viene assorbita dal riso aggiungetene altra e lasciate andare. Questo finché non sarà pronto il riso. Quando il riso è quasi pronto (non fatelo asciugare del tutto), aggiungete della curcuma e se volete, del gomasio (spezia a base di semi di sesamo). Importante: state attenti all'uso della curcuma. Ha un sapore molto forte, e, se non siete soliti usarla, il consiglio è di metterne una spruzzatina ed assaggiare finché non si raggiunge il giusto equilibrio di sapori.
Nel frattempo, nella padella coi fagioli aggiungete salvia, curcuma e seitan a fettine. Potete usare seitan semplice o agli aromi (ottimo il seitan speziato arrosto). Fate cuocere tutto insieme per 7-8 minuti. Alla fine, dovrete avere fagioli e seitan appena sporcati da una salsa alla curcuma.
Terminati i due procedimenti, mettete il riso nel piatto e guarnite al centro con fagioli e seitan.

lunedì 20 settembre 2010

La scomparsa dell'italiano.


L'italiano sta scomparendo. O meglio, migra verso forme indefinite ed anarchiche. Dall'indagine Invalsi (che ha l'obiettivo di verificare la competenza degli studenti riguardo l'italiano scritto), emerge che dal riesame dei temi di maturità 2008-2009, questi sono assolutamente insufficienti per i seguenti motivi: 63% per lessico, 59% per competenza ideativa, 54% per competenza grammaticale e 58% per competenza testuale. In parole povere, la maggior parte dei diplomati ha uno scarsa padronanza e ricchezza lessicale, non sa organizzare un ragionamento scritto e fa errori di grammatica. Valeria Della Valle, docente di lingua italiana a "La Sapienza", punta il dito verso le scelte politiche: "Inutile gridare al lupo al lupo quando sono scomparse le scuole di specializzazione in linguistica per insegnanti. Non è detto che chi si laurea in letteratura abbia piena padronanza della lingua e delle sue regole. E la recente riforma ha abbassato il numero delle ore di italiano..."
Immaginare un giovincello alle prese con errori linguistici gravi è una realtà tristemente accettabile; cambiare il soggetto interessato e scoprire incompetente un laureato in lettere è ben altra cosa. Soprattutto se poi questo laureato siederà dietro una cattedra. L'italiano in poche parole è più a rischio dei Gorilla del Congo. Gli errori e l'incompetenza dilagante interessano la maggior parte della popolazione alfabetizzata o semi-alfabetizzata. Non si conosce il significato di parole come obsoleto, non si sa usare l'apostrofo e la lettera h è un mero optional. Scompare la punteggiatura, punto e virgola e due punti vanno in villeggiatura. Per non parlare del congiuntivo, sul quale la stessa Della Valle ha scritto un fortunato saggio dal titolo "Viva il congiuntivo". Ma a rischio non c'è soltanto il congiuntivo, anche il tempo è frutto di rivisitazione: partendo dal concetto di relatività si sta progressivamente dicendo addio al passato remoto (lo usai).

Dove ricercare le cause? Sicuramente il padroneggiare dell'intrattenimento televisivo è al primo posto. La tv infatti, essendo mezzo di massa, adotta un linguaggio più scarno di quello scritto. Povero, senza orpelli, secco e comprensibile a tutti. Poche parole standard (tra cui milione) che contribuiscono ad impoverire il linguaggio in maniera generalizzata, specialmente tra coloro abituati a passare molte ore davanti allo schermo.
Un'altra causa può rinvenirsi nell'uso di internet. Oggi internet offre la possibilità a tutti di poter scrivere, vuoi tramite un blog, una chat o facebook. Purtroppo questo causa la trasposizione di forme abbreviate e sgrammaticate, dapprima in uso sugli Sms (dove però la cosa si giustificava dal poco spazio e dal costo), ora trasportate in rete (dove pertanto viene a decadere la giustificazione di cui sopra). Allora dilagano sgrammaticature, verbi inventati, abbreviazioni oltre il limite della comprensibilità scientifica, modificazioni scritturali per medesimi suoni(k per ch) oltre i soliti accenti sostituiti da apostrofi (per la è maiuscola accentata correttamente basta fare Alt+212) o del tutto inesistenti. Infine, lo scarso interesse per la lettura. Quest'ultimo punto legato certamente da un sottile filo rosso agli altri due: in una società dove la centralità è l'immagine, perde significato la parola nella sua forma scritta. Ma una società che non sa argomentare, parlare o capire, è una società che diventa barbara.

Queste sono le cause (insieme a quelle di ordine politico) che intuitivamente si possono individuare. Ma c'è un qualcosa che il quotidiano ragionare ignora: non potrà mai esserci un popolo di dotti. Dai l'alfabeto alle masse e queste ne faranno l'uso meno appropriato. Un tempo pochi potevano seguire gli studi. Oggi si ritiene un bene l'alfabetizzazione. Eppure questo potrebbe rivelarsi ancor peggio dell'analfabetismo. Come? I letterati buoni sono sempre stati pochi. Pertanto un tempo questi potevano contare su un piccolo numero di potenziali lettori.
Ma, essendo la capacità di scrivere o di leggere un privilegio di pochi, esistevano buona letteratura e buoni lettori; la lingua scritta, usata da grandi scrittori, non correva grossi rischi di sabotaggio in quanto strumento privilegiato. Dare alle masse la possibilità di leggere e scrivere, in un'epoca appunto massificata, produce più effetti negativi che positivi: la schiera dei potenziali lettori si allarga, ma non quella dei lettori buoni. I buoni scrittori sono sempre pochi, ma la loro arte lungi dall'essere una forma privilegiata (e tutelata), inizia ad assumere i connotati dell'incomprensibilità, della noia, riscuotendo un basso interesse a livello di massa. In un'epoca dove vincono i grandi numeri anche nell'editoria, il grande letterato soggiace agli interessi del mercato e viene spazzato via dai Moccia o dai Fabio Volo. Il numero di pessimi lettori si allarga dando spazio a pubblicazioni trush che riscuotono successo. Le pubblicazioni trush offrono pochi spunti di riflessione ed un linguaggio povero in linea col concorrente televisivo. Lo scrittore buono rimane ai margini, non viene promosso perché non vende, non porta soldi: ed oggi i soldi sono tutto. La cultura barbara e di massa investe la cultura buona (e per certi versi elitaria), spingendola sempre più ai margini. Per ultimo sopraggiunge la morte: i letterati cercano di difendere la lingua, ma sulla spinta delle masse esigenze e regole si fanno sempre meno stringenti fino a portare verso un nuovo sistema, senza regole, senza sinonimi, senza significati. Ripensare l'istruzione obbligatoria? Oggi risponderei di sì. Meglio una cultura elitaria che una massificazione dell'ignoranza e della mediocrità.

Nota: non sfuggono certo i libri universitari, tra cui cito il libro "Mercati di capitali e intermediazione finanziaria" di P.Giovannini, docente a "La Sapienza", che ha un'infinità di errori grammaticali oltre che un layout pessimo. Edizioni Kappa.

martedì 7 settembre 2010

Vespa e quella figuraccia all'italiana




Ma a te non piacciono le tette?
Tonerebbe così qualcuno di mia conoscenza. Un giorno, mentre mi perdevo in appassionati dibattiti sul web uscì la fatidica domanda: ti piacciono le tette? Risposi: un buon cervello è preferibile, se ci sono anche le tette meglio. Venni tacciato di essere omosessuale; non che sia un male esserlo ma la cosa mi ha stupito, perché non arrivo a comprendere come da una semplice affermazione si possa arrivare a mettere in dubbio la sessualità di una persona. Probabilmente sarebbe arrivato ad analoghe conclusioni anche Bruno Vespa, protagonista di una pessima figura al premio Campiello. Mentre bavoso schiumava come una lumaca, l'insigne maggiordomo del parlamento italiano invitando sul palco la Silvia Avallone, vincitrice del Premio Campiello Giovani e autrice di Acciaio, si lascia prendere da una febbrile eccitazione invitando le telecamere ad inquadrarle il bellissimo decolleté. E ciò accade non ad un concorso di bellezza, ma ad un concorso letterario. Insomma, anche quando i meriti ci sono, la donna non riesce a mettere la testa fuori ed essere apprezzata per le proprie doti personali.

In questo piccolo accadimento c'è molto dell'Italia di oggi. La donna, che mai è riuscita a imporsi, vittima di retaggi culturali e, forse, anche un po' di se stessa, è e resta un oggetto da esposizione. Il corpo alla base del tutto, dell'immagine, dello show. L'uomo conduce e la donna fa la valletta; nessuna parola, un sorriso, una coscia, una tetta e tutto va bene. La libido del maschio virile, tettofilo, ben sdraiato sul divano mentre lei lava i piatti della cena dalla stessa preparata, è appagato. La donna oggetto è il pilastro su cui poggia l'attuale sistema televisivo italiano. Se nasca prima l'idea dell'impresario o la depravazione dello spettatore è un problema di difficile soluzione. Vero è, che di personaggi alla Vespa ne trovi un po' ovunque: sul treno, per strada, in ufficio o nel cantiere. Uomini che non vedono altra donna se non quella che è facilmente individuabile dalle sue forme; uomini di un paese che ha il più alto numero di turisti sessuali; uomini ai quali se dici di apprezzare la testa di una donna ti tacciano di omosessualità; uomini che non ti assumono perché donna; uomini che "se vai in giro sola sei una in cerca di sesso" o "se vai in giro vestita in quel modo aspettati di essere violentata"; uomini in attesa di una badante che lavi stiri cucini senza troppe lamentele. Questa è la fotografia un po' appannata dell'Italia: un paese sessista. È così oggi, era così ieri, forse lo sarà ancora domani. Certe abitudini sono difficili da superare e del resto, il forte influsso della morale cattolica non aiuta il processo di cambiamento.

Un tempo era ancora possibile incontrare dei cavalieri. Oggi sono schiacciati, oscurati, sepolti dalla volgarizzazione della vita incentivata in qualche modo dal trush televisivo; polverizzati dal Berlusconismo, dalle luci del circo, da forme colori musica decadimento mentale; annientati dalla legittimazione del maschilismo come stile di vita. Così, tra un canale ed un altro, tra festini e pubbliche offese, tra rotondità da esibire e intelligenze informi da macero, ci si dimentica degli uomini gentili, pronti ad offrirti da bere soltanto per il piacere di parlare. Di quei pochi uomini rimasti che t'invitano a cena nella loro casa, ti offrono del vino e ti preparano la cena, ti aprono la portiera della macchina, baciano la mano e ti guardano fisso, intensamente, negli occhi, senza abbassare lo sguardo. Quegli uomini in grado di ascoltare una donna, anche per delle ore, per il solo piacere di ascoltarla senza l'idea di raggiungere altro.