Referral Banners HUMUS: E se i radicali votassero la fiducia?

lunedì 6 dicembre 2010

E se i radicali votassero la fiducia?



Il governo ha i giorni contati, oppure no. Sono giorni di conte, trattative, giochi sottili sul filo di un rasoio. Un giorno Berlusconi sembra spacciato, il giorno dopo non lo è più. Da giorni girano voci in merito all'incontro avvenuto tra i radicali ed una delegazione del Pdl. Infatti, non appare del tutto scontato il voto di sfiducia radicale al governo Berlusconi, anzi, i numeri scricchiolano e variano di continuo in salita e in discesa. I radicali, sempre al centro della scena, alla spicciolata fanno più rumore di una mandria di buoi. Non è escluso che i sei radicali alla camera possano risultare determinanti in questo gioco perverso di fudicie e sfiducie, votando la fiducia al governo.
Pannella ci lascia sulle spine, non si saprà nulla fino al fatidico 14 dicembre. Io sarò a Berlino, e m'auguro di ricevere notizie confortanti al mio ritorno.

Certo, sarebbe una bella beffa ritornare e ritrovarsi anche tra i piedi il signor B. Perché mai i radicali si abbasserebbero a questo gioco? Hanno sempre avuto il loro modo di vedere e fare politica, pertanto non deve stupire il loro ping pong. Non che questo sia condannabile in toto: sono il partito della concretezza, lottano per obiettivi ben definiti. Più che un partito da governo, sono un partito di pressione che lotta per ottenere degli obiettivi concreti. Così facendo non si beccano molte simpatie, e l'osservatore superficiale è destinato a condannarli. Chi li conosce li stima e li rispetta, ma anche i più fedeli possono aggrottare il sopracciglio in certi casi.

Sembra che Pannella abbia fatto esplicite richieste, proponendo in cambio un voto di fiducia o al massimo un'astensione; ovviamente bisognerà vedere quanto queste favolette da giornale corrispondano al vero. Fatto sta che la sfiducia non è cosa così scontata come potrebbe sembrare.
Le richieste radicali vanno dal problema carceri alla riforma elettorale per arrivare ad un bipolarismo all'inglese, alla riforma della magistratura con la separazione delle carriere dei pm fino alla "democratizzazione della rai" per il pari accesso alla televisione pubblica.
Se per Rai e Magistratura il terreno è percorribile, per le altre due richieste la strada è più impervia: Pannella chiede un'amnistia. Di nuovo? Che facciamo, ne chiediamo una ogni quinquennio? Se la prima non ha risolto il problema, come può farlo la seconda? Si può barattare un voto ad un pessimo governo per un'amnistia dai dubbi risultati? Se esiste un problema carceri, non è certo questa la via della salvezza. Inoltre, Berlusconi non si scagliava contro l'amnistia proposta dalla sinistra facendone un cavallo di battaglia per ottenere consensi? Ora, muterebbe prospettiva per una fiducia risicata? Cosa non si va per guadagnarsi la pagnotta.

Tolto il lacunoso problema delle carceri, restano gli altri tre punti. I radicali sono tipi stravaganti, ma le proposte sono sempre serie e spesso intelligenti. Rimane un'incognita: quanto la richiesta corrisponderebbe poi all'effettiva realizzazione? Si sa, quando si fanno pressioni le proposte possono essere accolte, ma quasi mai corrispondono all'idea originaria; e poi gli accordi lasciano il tempo che trovano. A trattare con certi personaggi bisogna andarci cauti: la garanzia della realizzazione c'è?
Ammesso infine, che Berlusconi e suoi, presi da un eccesso di gratitudine decidano di accontentare i radicali, possiamo dire di averci guadagnato? Questi quattro obiettivi, concreti e realizzabili, mi sembrano un misero baratto da offrire all'italia in cambio di un proseguimento di questo governo.
Ci sarebbe forse almeno la possibilità che i radicali decisivi possano influenzare e non poco la condotta del futuro governo, metter veti e determinare di volta in volta maggioranza e minoranza. Chissà! Certo è, che vedere i radicali votare insieme alla lega sarebbe un duro, durissimo colpo.

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