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domenica 16 ottobre 2011

Non dimenticare la piazza pacifica: la politica ora ascolti la società civile


La manifestazione c'è stata, l'affluenza è stata grande e significativa. Migliaia di persone hanno sfilato pacificamente per portare agli occhi della politica, della finanza e dell'economia mondiale il proprio dissenso, per rivendicare la propria contrarietà a certe politiche economiche volte più alla rassicurazione dei mercati che al benessere collettivo. L'economia occidentale è un'economia malata, un'economia fondata sul paradosso della crescita, non più sostenibile. Un tempo forse lo era: quando non c'era niente, quando ogni prodotto costituiva una novità e tutti potevano acquistare contribuendo alla crescita economica. Oggi questo modello si rivela paradossale, alla continua ricerca di una crescita impossibile. Si cerca di produrre e collocare prodotti su di un mercato ormai saturo, gli stati si indebitano, la finanza è impazzita sotto i colpi degli speculatori: ciò deprime la società mondiale, quel 99% ricordato da molti cartelli, che nulla può se non provare a dire "ci sono anche io". Infatti, dissesto e scelte economiche sono in mano ad una élite di "esseri umani" che gestiscono in malo modo - senza avvedersi di cercare nuovi modelli - la vita economica. Essi, in pratica, sono i burattinai dell'intera popolazione mondiale. In Italia e nel mondo si è protestato, manifestato, sfilato, cantato. Giovani soprattutto, ma anche famiglie. Tutti sentono il peso di questo momento, molti sentono il bisogno di voltare pagina verso una nuova era che superi il paradosso della crescita, evolvendo verso società più sane (produrre meno ma produrre meglio), ecologiche, civili e civilizzate; società che non siano semplici schiave dei mercati. Alla fine è stata una festa quasi ovunque, una festa democratica, una rivendicazione pacifica. Purtroppo non in tutte le parti del mondo è stato così. Come è noto, Roma è stata teatro di devastazione da parte di un centinaio di esaltati in cappuccio nero. Un episodio grave, desolante, che si è preso tutto lo spazio sui media. Nessuno, o quasi, sembra abbia notato quel flusso pacifico di persone che esercitava il sacrosanto diritto di manifestare. Sembra che non si aspettasse altro che poter parlare di disordini, dimenticando quanto di buono c'era nella piazza: salviamo il buono che c'è in questo paese. I politici, ormai distanti e isolati nei loro bunker, sembrano non avvedersene o non volersene avvedere. Per loro è più semplice condannare, prendere un mazzetto di violenti e farne la chiave del problema nazionale dimenticando tutto il resto. Non è così: la piazza, il flusso pacifico e democratico che ieri ha dato una grande prova di dignità solidarizzando - nonostante la foga collettiva può essere contagiosa - con le forze dell'ordine, non va dimenticata ed ignorata. E' troppo comodo generalizzare per mascherare la propria inadeguatezza. I black bloc non sono il vero problema, sono una conseguenza degenerante di un "problema paese" assai più grande. Sono gli spruzzi di melma che fuoriescono da un sistema fognario saturo e mal funzionante. Eppure, non si perde l'occasione di sfruttare il momento per sfoggiare un ipocrita perbenismo come fa Cicchitto, il quale critica Draghi per essere stato comprensivo con quegli "indignati" che hanno devastato Roma. Cicchitto si sbaglia, e con dolo: sa che gli indignati e i black bloc sono due cose distinte, ma conviene generalizzare per poter rigettare la protesta nella sua totalità. Gli indignati (e non i black bloc) hanno dimostrato dignità, civiltà, hanno dato prova di essere cittadini onesti che vogliono il bene. La politica ora faccia il suo: premi questa gente, si confronti e ascolti senza fuggire, indignitosamente, nel proprio bunker.




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