Referral Banners HUMUS: Referendum: al di là del Sì o del No perché si deve votare, più una dissacrante riflessione riguardo ai quesiti sull'acqua.

giovedì 9 giugno 2011

Referendum: al di là del Sì o del No perché si deve votare, più una dissacrante riflessione riguardo ai quesiti sull'acqua.


Il referendum è l'unico momento in cui il popolo da pecora si trasforma in decisore. Poi beh, molti preferiscono essere pecora.. il resto è tutto dire.

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Domenica 12 e Lunedì 13 si andrà a votare per il referendum. Sembra un accadimento scontato, ma sono molti a non saperlo. Poca informazione, poco dibattito pubblico, poca volontà di portare a conoscenza questa importante consultazione popolare. Perché mai tanto silenzio? Non è solo questione di vincere o perdere; il motivo oscuro, e forse il più reale, è che i vertici dello Stato da anni attuano una lotta per delegittimare questo importante strumento: un popolo che si esprime è un popolo che toglie forza alla gerarchia politica. Infatti il referendum è, insieme alla petizione ed alla proposta di legge di iniziativa popolare, un importante strumento di DEMOCRAZIA DIRETTA. E' lo strumento attraverso il quale la popolazione può veramente esercitare il potere popolare riconosciuto dalla Costituzione. Il popolo fornisce con il proprio voto la propria opinione su temi specifici: e ciò avviene senza intermediari, senza rappresentanti, ma in maniera diretta. Per questo il referendum non è, come vogliono far credere, un voto che serve a misurare il consenso politico, ma è senz'altro il più forte strumento con il quale il popolo esercità la propria sovranità. Il suo esito è una fonte di diritto primaria che vincola il legislatore. Ciò non avviene con le elezioni politiche; con il voto elettorale il cittadino esprime una preferenza politica, elegge un "mediatore" tra il suo pensiero e gli obiettivi da raggiungere. Essendo però questo interesse mediato dall'agire dell'eletto le attese possono essere disattese, in quanto l'eletto può esser libero di non applicare il programma perseguendo - contemporaneamente o alternativamente all'interesse dell'elettore- il proprio interesse personale. Pertanto, il referendum è l'unico strumento che piega il sovrano al volere popolare. Ma se io sono per il NO devo astenermi? Per tutto quello che ho scritto sopra NO. Potrebbe sembrare che l'astensione sia la ragione del No essendo i risultati identici, ma questa astensione produce soltanto il risultato di rafforzare il potere sovrano a scapito del potere popolare. L'istituto del referendum si indebolisce, perde importanza e questo potrebbe condurlo alla morte, morendo con esso i poteri di controllo e indirizzo primari che il popolo può esercitare sul legislatore. E' pertanto vitale recarsi alle urne, al di là del o del No; è davvero poco importante l'esito. Mettetevi in testa una cosa: chi invita a non votare fa soltanto il suo interesse (e non l'interesse del NO) perché così facendo rafforza il suo potere "mediato" e toglie vigore al quel controllo diretto che ci dovrebbe essere. Dunque Votate, votate per voi perché a voi si chiede un consulto, a voi si chiede un parere e non una adesione politica, a voi si chiede l'esercizio della vostra dignità di esseri pensanti. Pensate? Allora votate: o sì o no.
Perché se decidete di vivere su un determinato territorio dovete avere la possibilità di decidere direttamente come vivere, non solo in maniera mediata.

SU COSA SI VOTA

I quesiti sui quali si vota sono quattro e riguardano: la privatizzazione dell'acqua con i primi due (si vota SI se non si è d'accordo, si vota NO se si è favoreli), la produzione di energia nucleare (si vota SI se non si è d'accordo, si vota NO se si è favoreli), mantenimento del legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri (si vota SI se non si è d'accordo, si vota NO se si è favoreli).

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a) referendum popolare n. 1 Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione; b) referendum popolare n. 2 Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma; c) referendum popolare n. 3 Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; MODIFICATO DALLA CASSAZIONE (1° giugno 2011): Titolo: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. Quesito: Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75? Comma 1: Allo scopo di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui parametri di sicurezza, anche in ambito comunitario, in relazione alla localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, per un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto resta sospesa l’efficacia delle disposizioni degli articoli da 3 a 24, 30, comma 2, 31 e 32 del decreto legislativo 15 febbraio 2010,n.31 Comma 8: in sintesi, prevede entro un anno l'adozione della Strategia energetica nazionale (ndr). d) referendum popolare n. 4 Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.

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Per quanto riguarda la privatizzazione dell'acqua, il primo quesito è di carattere generale: privatizzazione di servizi tradizionalmente gestiti dallo Stato, dalle amministrazioni comunali, ecc... ; il secondo quesito, invece, è più specifico: in pratica riguarda una norma che permette ai gestori del servizio di praticare prezzi in grado di coprire il costo del capitale investito e conseguire eventualmente un profitto. Questi quesiti sono i più delicati, perché i più esposti a speculazioni politiche. Il problema dell'assenza del dibattito pubblico, si trasforma in un pensiero approssimato. "Vogliono privatizzare l'acqua?" No; questo è ciò che vogliono far credere, ma l'acqua è e rimarrà un bene pubblico. E questo sia col SI sia col NO. Cosa allora? Si tratta della privatizzazione del servizio di gestione dell'acqua. E' da condannare? Nì. Se stai a vedere il Italia tutto è da condannare, dal calcio alle mozzarelle. In verità la privatizzazione dei servizi di gestione tramite la cessione delle quote delle società municipalizzate potrebbe avere risvolti positivi. Primo su tutti la riduzione del costo del servizio: il privato infatti cerca continuamente di operare con efficienza e a costi bassi. Questo in quanto investendo e rischiando il proprio capitale è più attento a come questo viene speso. Soprattutto cerca di evitare gli sprechi, cosa che spesso non avviene nelle aziende pubbliche a causa delle forti pressioni cui sono sottoposte dal basso (movimenti sindacali) e dall'alto (l'alta dirigenza politica che per soddisfare i proprio elettori - o i propri parenti - non bada a spese). Votare sì dunque? Nì. Il secondo punto, più delicato, permette di alzare le tariffe e vendere il servizio "a prezzi remunerativi". Questo è un punto spinoso: si deve permettere al gestore di lucrare sull'acqua? Se dicessi che ciò avviene giornalmente con l'acqua che beviamo, perché non potrebbe essere possibile con l'acqua che usiamo per fare il bidè? Il nodo è sempre come le cose vengono fatte: infatti, se vi fosse adeguata concorrenza e il servizio di gestione non fosse cioè "monopolizzato" in capo ad un'unica azienda si potrebbero perfino godere dei vantaggi, tra cui riduzione delle tariffe. A molti parrà dissacrante questo mio pensiero, ma è così. Il punto è: il servizio verrà svolto in un regime di libero mercato o di monopolio? Ci saranno "lucro libero" o freni alla speculazione? Ci saranno pressioni politiche all'operato delle aziende e alle assunzioni che rimarranno in parte pubbliche? Insomma, quanto il mercato potrà gestire liberamente questo servizio e in modo efficiente in modo da portare dei benefici? Si sa, da noi quello che si fa si fa poco e male. Dunque è probabile che il servizio dell'acqua venga affidato a poche o una sola azienda che applichi liberamente le tariffe, che incorra in malservizi rivalendosi sul prezzo senza temere d'essere insidiata nella sua attività da altre aziende più efficienti ed economiche.

Questo è quanto, non quanto ci dicono, ma è quanto. L'acqua è un bene pubblico e lo rimarrà in ogni caso. Dovete solo decidere se è il caso o meno di attivare una gestione del servizio privata o pubblica, il che non è voler dire ACQUA PRIVATA. Attenti alle speculazioni politiche.

In sintesi, Humus suggerisce di votare:

Quesiti uno e due sull'acqua e la gestione dei servizi idrici: NI, secondo le vostre conclusioni a seguito di profonde riflessioni.
Quesito 3 sull'energia nucleare: SI
Quesito 4 sul legittimo impedimento: SI

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