Referral Banners HUMUS: L'ultimo show man: sulla morte di Vianello.

lunedì 3 maggio 2010

L'ultimo show man: sulla morte di Vianello.

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"Raimondo! Raimondo!".. Ho queste parole che echeggiano nella mia testa; le ho sentite pronunciare dalla voce rotta dal pianto di Sandra Mondaini. Lo hanno trasmesso i telegiornali, ormai contenitori di strazianti cronache e testimonianze di dolore. Non lo avrebbe fatto in quel modo il servizio della sua morte il signor Vianello, no. Lui, persona ironica, d'umorismo fine, inglese, ci avrebbe scherzato su. L'avrebbe presa con gioconda ilarità. Questo era il suo stile: è quello che traspare anche da una delle sue ultime interviste, quando, salutando l'amico Mike Buongiorno, disse "mike, aspettaci". E ci scherzava. Perché Vianello era così e perché in fondo se per 80 anni hai sorriso e fatto sorridere, che mai può spaventarti della morte?

Ebbene, mi piace immaginarlo ascendere con il suo sorriso, un satiro leggero alla corte di Dio. Cosa ci lascia? Eh, il peggio è certamente tutto nostro. Ogni volta che un grande se ne va, molti sono preso da sgomento. Oggi ancor di più, perché viviamo una deprimente transizione (in peggio) del grande circo televisivo. Vedere le immagini di casa Vianello, la semplicità e la finezza del suo umorismo, non può che mettere un'immediata nostalgia. Certo, Vianello già da tempo era una sporadica rimenbranza nei palinsesti, inserito nell'album dei ricordi di una televisione che un tempo era almeno gentile, elegante. Elegante è il termine giusto. Sì, Vianello, come anche Gino Bramieri, erano commedianti televisivi eleganti. Come non piangere la scomparsa di questi grandi personaggi, quando quello stesso schermo a distanza di pochi anni si riempe di risate volgari, di meschinità, di non sensi e format che hanno solo il gusto dell'audience per famelici pubblicitari?

"Raimondo! Raimondo!" Non è solo Sandra che ti chiama. Lo fa anche chi da anni non accende la tv o lo fa in rare occasioni e che, ai tuoi tempi invece, ti guardava con gusto. Un gusto un po' teatrale, schietto, raffinato. Ci lasci con il tuo corpo in balia di una tv ormai barbara, che ha perso quell'intrattenimento docile dei suoi maestri. Quella satira sì, spesso corrosiva, ma mai offensiva. Quella tv, ormai lontana e che non dispensava odio, ma che aveva ancora un nobile scopo di diffondere qualcosa: la passione. Altra parola fondamentale la passione: passione con il quale hai svolto il tuo mestiere di mercante di sorrisi, di frecciatine sarcatische. Quella passione che bisognerebbe insegnare ai nuovi show man, mossi dall'esibizionismo e dal successo, e per arrivare a tanto disposti anche a cadere nel trush. Che importa diranno, l'eleganza è morta, il successo è barbaro, la passione è frivola, i soldi gonfiano le vele di questo veliero produttore di illusioni irreali. Ed ecco. Irreale. Siamo al culmine. Ci propinano l'irreale spacciandolo per reale. Ma tu, che della finzione scenica hai fatto il tuo mestiere della vita, non ci hai mai ingannato. Eri vero. Perfino quando con le tue frecciatine schernivi la tua Amata Sandra, guardavi la telecamera, col tuo occhio vispo: una luce improvvisa passava, come a dire "Non ci credete. Amo da morire la mia Sandra".
Ciao Raimondo, uomo di televisione, una televisione ch'era tutta un'altra storia. Ora si cambia canale; anzi no: la spegniamo del tutto, a meno che tu non decida di tornare.

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