Referral Banners HUMUS: 2011

venerdì 9 dicembre 2011

Natale senza sconti: e Amazon lancia il lettore Kindle



Questa sarà il primo natale senza sconti sui libri. La legge Levi, entrata in vigore il primo settembre, consente alle librerie di praticare sconti non superiori al 15% e vieta qualsiasi promozione sui libri nel mese di dicembre, mese nel quale c'è la più alta concentrazione di vendite. Tutti si sono adeguati, anche Amazon, la libreria online con i prezzi più vantaggiosi al momento dell'entrata in vigore della legge con sconti fino al 30%. Ora la guerra di Amazon ai prezzi si sposta sui lettori ebook, e proprio nel mese in cui gli sconti sono vietati Amazon lancia la propria idea regalo: il lettore ebook Kindle, che proprio in questo mese fa il suo arrivo in Italia. Non tutti riescono a dire addio alla carta, se c'è una cosa che un lettore non può dare al lettore romantico è l'odore delle pagine, il loro aspetto vissuto, le pieghette, la possibilità di maltrattarlo un po'. Con un lettore molte di queste qualità si perdono. Ma, anche tra i più affezionati, talvota c'è un bisogno insopprimibile al quale un lettore ebook può venire incontro: il bisogno di spazio. A questo bisogno risponde il Kindle di Amazon: 16,6 cm x 11,4 cm x 0,87 cm, 170 grammi appena il suo peso, la possibilità di trasportare senza farsi venire l'ernia fino a 1400 libri: appena 99 euro il prezzo di lancio. Kindle è stato studiato per chi ama leggere, infatti sfrutta l'inchiostro elettronico E Ink Pearl e questo permette una lettura che non stanca gli occhi, come spesso può accadere davanti ad uno schermo. Quest'ultimo, è il difetto che più recriminano i lettori affezionati al libro di carta. L'E Ink Pearl invece, permette di riprodurre un effetto uguale alla carta stampata, lo schermo non è retroilluminato, e ciò consente di avere un effetto "carta stampata" anche al sole. Kindle supporta la tecnologia wireless, grazie alla quale si può scaricare velocemente ed in ogni luogo il proprio ebook. Permette inoltre di cercare la definizione di una parola semplicemente cliccando su essa, senza dover abbandonare il libro, e consente la ricerca di parole e frasi su Wikipedia e sul Web. Tante ancora sono le funzionalità di questo lettore, il quale potrebbe fare certamente la gioia degli amanti della tecnologia, ma anche di lettori ancora ora diffidenti nei confronti di questi strumenti. Il prezzo (99 euro) è vantaggioso, ma non è tutto: a rendere Kindle un'ottima idea regalo, c'è la possibilità di caricare preventivamente dei libri. Spendere altri soldi? No. Nel Kindle Store sono disponibili centinaia di EBOOK GRATUITI! I nomi sono di tutto rispetto: Pirandello, Svevo, Dante, Goldoni, Shakespeare (anche in inglese), ma anche Lewis Carroll con Alice nel Paese delle meraviglie e molti altri. E tutto senza aggiungere neanche un centesimo al carrello della spesa. Insomma, un'ottima soluzione per mantenere accesa la passione per la lettura, aggirando la legge sugli sconti.

Link utili:
Kindle: dispositivo di lettura wireless
eBook gratuiti in italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco,

venerdì 28 ottobre 2011

La BMW lancia la sfida: nel 2013 in commercio la prima full-electric


A vederle sono belle, futuristiche, con le portiere trasparenti e una linea da film di fantascienza. Ovviamente Humus non è un esteta del design automobilistico, né ritiene che con un'automobile bella dia diritto ad un cono gelato più grande degli altri; però sì, sono belle. Almeno concettualmente: proprio così, perché la i3 Concept e i8 Concept saranno le prime due auto elettriche della BMW.
Sono ancora poche le case che scommettono sull'elettrico, perché le ricerche di mercato dicono che l'uomo occidentale ama l'auto rumorosa e rombante, non quel sibilo da donnicciuole che fanno le auto elettriche. Inoltre, la scelta dell'elettrico, sembra mossa più da ragioni di lotta al caro-petrolio, piuttosto che da ragioni ecologiche. Questione di adattamento e consapevolezza. Non tutti gli esseri umani hanno gli stessi tempi di reazione, e ci vorrà almeno un decennio per attraversare questa fase di transizione dall'economia della crescita senza scrupoli, all'economia responsabile e sostenibile; un'economia della qualità e non della quantità.
Però è vero che il processo di conversione sociale è iniziato, ed anche se le case automobilistiche preferiscono mettere sul mercato ibridi, qualche scelta coraggiosa sul mercato inizia a vedersi: e parliamo proprio della BMW che lancerà i3 e i8. La

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prima delle quali è una full-elettric, dunque un'automobile completamente elettrica (al contrario della sorella che è un'ibrida). L'i3 è una city car, ha un'autonomia di 150 chilometri, si ricarica in un'ora, raggiunge i 100 kmh in 6 secondi per una velocità massima di 150 kmh. Buone prestazioni per essere un'elettrica direbbero i grandi patiti - e mai soddisfatti - dei motori rombanti, ma vantaggi per l'ambiente ed il portafoglio più che compensati. E poi, lagnarsi di che? 150 kmh in città non sono abbastanza? Se poi la città è Roma sono persino troppi!
Insomma, la Bmw, con la linea Bmwi prova a lanciare la rivoluzione. Rivoluzione perché anche se ancora i consumatori non sono convinti, si tratta comunque di una grande casa automobilistica che lancia una full-eletric e questo potrebbe scatenare una reazione a catena da parte dei concorrenti. E poi si sa, il mercato è in grado di creare la domanda e influenzare le decisioni. La questione è semplice: i costruttori vogliono questa rivoluzione? Noi sì.

sabato 22 ottobre 2011

Roma annega: Alemanno ha poche ragioni e molti torti

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Non bastavano i black bloc, anche il cielo ha dato la sua botta di spranga alla capitale. La città eterna da mesi vive in un eterno caos: allarme criminalità, violenti che non si riescono ad arginare e tombini che non si riescono a stappare! Quello che vedete nella fotografia è un tombino tipico romano: otturato, colmo sino in superficie di detriti, terra, foglie secche, mozziconi di sigarette e altri rifiuti più o meno ingombranti. Ce ne sono sul lungotevere, nei quartieri, nel centro storico, in alcuni vi è cresciuta persino dell'erba. Per questo le scuse di Alemanno servono poco o niente: se è vero che la quantità d'acqua è stata notevole, è pur vero che una corretta manutenzione e pulizia del sistema fognario avrebbe mitigato i danni, o persino resi minimi. Roma, invece, si candida ad essere una nuova Venezia, ad ogni temporale vive disagi enormi e spesso viene sospeso il servizio metropolipano. E' stato così anche il 19 settembre, quando le due linee della metro sono state chiuse per ore, ma già a luglio le piogge avevano creato problemi. Quale altra capitale ha questa risposta così negativa alle intemperie? A dicembre, mentre ero a Berlino e in Italia si votava la fiducia al governo Berlusconi, cadeva la neve, abbondante, senza che nessuno se ne potesse accorgere: tutti i mezzi pubblici hanno svolto il loro servizio regolarmente, le strade erano costantemente pulite, cosparse di sale e breccia per evitare rovinose cadute. Sembra che si parli di altri mondi, eppure siamo anche noi parte dell'Europa, una parte decadente, della cui decadenza nessuno si prende la responsabilità. Colpa di Dio, forse, o degli angeli che fanno la pipì (come ci dicevano da piccoli durante le piogge). Alemanno (nello specifico), e altri (in generale), dovrebbero almeno - per il ruolo che ricoprono - assumersi le proprie responsabilità e non additare sempre un terzo reo, un avversario o il fato. E intanto, Roma fa defluire quell'acqua residua dalle sue ferite, lenisce i suoi muri e si colora di muschi; a volte uno schizzo di vernice decora un palazzo, o uno spruzzo di sangue concima le aiuole; ogni tanto si potano o abbattono degli alberi, se ne da notizia sui manifesti, la segatura e le foglie finiscono la loro vita nei tombini. I cittadini guardano il Tevere scorrere, una statua che sembra più un Duce che un Papa, sognano un antico impero scomparso, che in tanti evocano, ma che nessuno sa eguagliare. Sognano la grandezza e lo splendore anneriti dei marmi; sognano, e talvolta hanno incubi enormi guardando il cielo: l'inverno si avvicina, con esso i temporali e l'eterno cittadino romano si chiede, se non sia il caso di vendere l'auto per acquistare una barchetta.


domenica 16 ottobre 2011

Non dimenticare la piazza pacifica: la politica ora ascolti la società civile


La manifestazione c'è stata, l'affluenza è stata grande e significativa. Migliaia di persone hanno sfilato pacificamente per portare agli occhi della politica, della finanza e dell'economia mondiale il proprio dissenso, per rivendicare la propria contrarietà a certe politiche economiche volte più alla rassicurazione dei mercati che al benessere collettivo. L'economia occidentale è un'economia malata, un'economia fondata sul paradosso della crescita, non più sostenibile. Un tempo forse lo era: quando non c'era niente, quando ogni prodotto costituiva una novità e tutti potevano acquistare contribuendo alla crescita economica. Oggi questo modello si rivela paradossale, alla continua ricerca di una crescita impossibile. Si cerca di produrre e collocare prodotti su di un mercato ormai saturo, gli stati si indebitano, la finanza è impazzita sotto i colpi degli speculatori: ciò deprime la società mondiale, quel 99% ricordato da molti cartelli, che nulla può se non provare a dire "ci sono anche io". Infatti, dissesto e scelte economiche sono in mano ad una élite di "esseri umani" che gestiscono in malo modo - senza avvedersi di cercare nuovi modelli - la vita economica. Essi, in pratica, sono i burattinai dell'intera popolazione mondiale. In Italia e nel mondo si è protestato, manifestato, sfilato, cantato. Giovani soprattutto, ma anche famiglie. Tutti sentono il peso di questo momento, molti sentono il bisogno di voltare pagina verso una nuova era che superi il paradosso della crescita, evolvendo verso società più sane (produrre meno ma produrre meglio), ecologiche, civili e civilizzate; società che non siano semplici schiave dei mercati. Alla fine è stata una festa quasi ovunque, una festa democratica, una rivendicazione pacifica. Purtroppo non in tutte le parti del mondo è stato così. Come è noto, Roma è stata teatro di devastazione da parte di un centinaio di esaltati in cappuccio nero. Un episodio grave, desolante, che si è preso tutto lo spazio sui media. Nessuno, o quasi, sembra abbia notato quel flusso pacifico di persone che esercitava il sacrosanto diritto di manifestare. Sembra che non si aspettasse altro che poter parlare di disordini, dimenticando quanto di buono c'era nella piazza: salviamo il buono che c'è in questo paese. I politici, ormai distanti e isolati nei loro bunker, sembrano non avvedersene o non volersene avvedere. Per loro è più semplice condannare, prendere un mazzetto di violenti e farne la chiave del problema nazionale dimenticando tutto il resto. Non è così: la piazza, il flusso pacifico e democratico che ieri ha dato una grande prova di dignità solidarizzando - nonostante la foga collettiva può essere contagiosa - con le forze dell'ordine, non va dimenticata ed ignorata. E' troppo comodo generalizzare per mascherare la propria inadeguatezza. I black bloc non sono il vero problema, sono una conseguenza degenerante di un "problema paese" assai più grande. Sono gli spruzzi di melma che fuoriescono da un sistema fognario saturo e mal funzionante. Eppure, non si perde l'occasione di sfruttare il momento per sfoggiare un ipocrita perbenismo come fa Cicchitto, il quale critica Draghi per essere stato comprensivo con quegli "indignati" che hanno devastato Roma. Cicchitto si sbaglia, e con dolo: sa che gli indignati e i black bloc sono due cose distinte, ma conviene generalizzare per poter rigettare la protesta nella sua totalità. Gli indignati (e non i black bloc) hanno dimostrato dignità, civiltà, hanno dato prova di essere cittadini onesti che vogliono il bene. La politica ora faccia il suo: premi questa gente, si confronti e ascolti senza fuggire, indignitosamente, nel proprio bunker.




mercoledì 28 settembre 2011

Socrate era un uomo: voi no!

« C'è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali. » (Paolo Borsellino)

***

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Romano salvato, salvato dalla sua cricca. Ditemi voi, quale altra categoria si riunisce così per salvare un proprio membro? Il collegio dei commercialisti non sospende i propri membri se sono indagati per gravi reati? E così anche gli altri settori professionali? E nei pubblici uffici, chi venisse indagato per un reato tanto grave - o anche meno, purché rientri nel penale - non viene forse sospeso in attesa di giudizio? Perseguitati o no, la questione è un'altra: il Ministro deve lasciare il suo posto, rispettare il corso della giustizia affinché si pervenga a una sentenza che decreti la colpevezza o l'innocenza. Romano non è colpevole, né innocente: è soltanto un cittadino italiano chiamato a giudizio. Solo in seguito a tale giudizio si potrà dire innocente o colpevole. E' tanto strano? Quale altro cittadino può sottrarsi a questa procedura? Quale altra categoria professionale può avere il privilegio di blindare i propri membri e lasciarli al proprio posto? O meglio, più che privilegi, si può dire che si tratti piuttosto di una mancanza di etica civile. In Germania un Ministro si è dimesso per aver copiato una tesi di Laurea, in Italia un rinvio a giudizio per reati mafiosi non ottiene lo stesso risultato. Perché? Dove è l'onore di queste persone? Meritano forse rispetto?

Berlusconi ha lanciato la moda del perseguitato dalla giustizia, ora tutti i "caproni" si sentono in diritto di sentirsi perseguitati. Sì, caproni; o meglio "agnelli" e non sacrificali: agnelli timorosi, lagnosi, incompetenti che per il solo vestire la maglia dell'onorevole si sentono onorati. Ma non è la carica che fa di un individuo un onorevole, bensì il suo coraggio e la sua forza, il suo essere uomo di fronte alla legge e agli altri uomini. Questo è un uomo onorevole: un uomo che non si tira indietro. Romano e gli altri si sottraggono, come quei bulletti delle elementari che dopo una marachella accusavano un compagno troppo taciturno e debole per potersi opporre. Romano e compagni, i bulletti dello Stato si proteggono tra di loro, come il più disonorevole dei branchi: e stuprano un intero paese non più vergine, ma massacrato ormai da anni da stupratori in auto blu, da padroni pieni di sé e senza fini da raggiungere se non il proprio riconoscimento. Romano e compagni, conigli alla corte di se stessi che si dichiarano innocenti e non sono altro che COLPEVOLI. Perché è chiara una sola cosa in tutta questa storia, una cosa che è forse ricavabile più dall'esperienza di vita che dagli atti giudiziari: il colpevole tende sempre a fuggire e nascondersi. Ed oggi Romano si è nascosto; e Berlusconi da tempo si nasconde; e Lavitola si nasconde; e Battisti si nasconde; e altri ancora si nascondono dietro al proprio branco di Bulli. Perché il branco da forza, la forza che non si ha. Un semplice atto e sono tutti colpevoli. Molti gridano giustizia, ma non serve: si sono già condannati come uomini anche se non lo saranno come cittadini. A me basta questo, non serve altro, né sentenze, né riti ufficiali. Questo. Uomini: VOI?

(E Silvio minaccia: vado in TV ed esplodo. Non lo sa, è già esploso, da tempo: vergogna per il paese e per se stesso. Speriamo abbia almeno la decenza di andare su La7, perché per molti Mediaset non esiste più.)

Nel Critone si possono rinvenire le tracce di quell'uomo
che loro non saranno mai:



venerdì 9 settembre 2011

Ma che avete nel cervello, la grattachecca?


(nell'immagine: Grattachecca)
(Come, non si parlava di questo Grattachecca?
Eppure ero convinto di saperla!)
(Ad ogni modo questo è Fichetto, non Grattachecca)


***
"Nei pressi del noto Liceo Tacito di Roma si trova la "grattachecca di Sora Maria", molto nota tra i giovani romani. Sapresti indicare quali sono i gusti tipici serviti? Menta, limone, amarena, cioccolato...".

***

Forse avranno pensato che un malato, sul punto di morire, può col suo ultimo filo di voce pronunciare debolmente: "Dottore, la prego, mi porti una grattachecca secondo la tradizione". Non si può disattendere un ultimo desiderio. Da oggi se vuoi fare il medico dovrai sapere almeno qual è il gusto tipico della "notissima" grattachecca del chiosco di Sora Maria. Sembra uno scherzo, sembra il solito diserbante irriverente, ma è una faccenda seria. E' una delle 80 domande che componevano il test di ingresso al corso di laurea in professioni sanitaria della Sapienza di Roma. Immaginate le loro facce. Un'intera estate a studiare per prepararsi al meglio, per non sbagliare nulla, per superare quel maledetto test; ogni giorno con il giornale in mano per avere uno sguardo sul mondo e una preparazione di cultura generale; e invece, tutto quello che bisognava fare era prendersi una grattachecca al chiosco di Sora Maria ("dottore, la prego..." - " Ma non so i gusti!!"). Incredibile, questo paese non perde l'occasione per screditarsi. Non eravamo già ridicoli abbastanza? Perché non chiedere anche chi ha vinto X-Factor o il Grande Fratello? Perché non chiedere quanto costa un ombrellone a Ostia o chi ha tirato il rigore decisivo ai mondiali... che anno era? Certe cose bisogna saperle, altrimenti come fai a svolgere certi mestieri! Sapienza, sapienza.. che pazienza!! Quando un'amica due anni fa mi disse di voler venire a Roma per fare il biennio specialistico alla Sapienza io le risposi: "Sei proprio sicura? Non sai a cosa vai incontro: è una giunglia disorganizzata, i professori non ti si filano, i siti internet sono aggiornati poco e male. Di prestigioso ormai ha solo il nome". Forse a quel tempo si salvavano almeno i test d'ingresso; ora neanche più quelli.
Tra i ragazzi c'è indignazione, soprattutto tra coloro che venivano da fuori, chiaramente penalizzati dalla propria provenienza. Gli stessi ragazzi romani però se la sono presa: non è detto che tutti i romani debbano conoscerla. Ed ora? A parte la credibilità perduta, cosa dire a quei ragazzi che non passeranno il test per un soffio? L'Udu (Unione degli Universitari) ha già fatto sapere che farà ricorso contro il test "farlocco", mentre Michele Bonetti - avvocato che da anni segue cause contro il numero chiuso - si dice pronto ad arrivare fino alla magistratura penale. Non hanno tutti i torti; anzi, hanno tutte le ragioni.



venerdì 2 settembre 2011

L'ultimo sconto

E' è entrata in vigore ieri la nuova disciplina del prezzo del libro. Da ieri le librerie non potranno più praticare sconti superiori al 15%; solo gli editori potranno proporre sconti fino al 25%, ma per periodi non superiori al mese e non nel periodo di dicembre. L'era degli sconti sui libri è finito. Quegli sconti Feltrinelli al 30%, quegli sconti Amazon al 40%. Proprio Amazon sembra essere la causa prima - non dichiarata esplicitamente - della nuova disciplina. Quei pochi lettori italiani ora dovranno leggere un libro in meno. Se il mio budget è dato, io compro meno. Da ieri dunque, girando sulle librerie online tutti i libri sono scontati al 15%. Hanno vinto? No. Perché Amazon sconta tutti quei libri che gli altri non scontano. Amazon è ancora padrona degli sconti. Certo, il 15% non è il 40%, ma è pur sempre qualcosa. Intanto sono corso ai ripari facendo un acquisto prima dell'entrata in vigore per me, conoscente, parenti. Ecco qua il mio ordine Amazon di agosto:

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Un ordine da 173€ che mi è costato soltanto 104€. Con l'attuale legge la mia spesa sarebbe stata di 147€, ben 43€ in più. No, non sarebbe stato così. Primo perché non avrei fatto scorte, secondo perché a parità di budget che decido di spendere acquisto meno libri. Dunque avrei tolto qualcosa dal carrello. Intanto su Amazon - il mostro! - è attiva la sezione Marketplace, una zona sulla quale le piccole librerie possono mettere in vendita i propri libri sfruttando così la grande visibilità di Amazon. Amazon dunque lungi dall'essere il colosso che distrugge l'editoria e il piccolo libraio, diviene così un'opportunità per questi ultimi di salvare la pelle. Chi è il mostro, Amazon o certi onorevoli?

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LINK DEL GIORNO
da raddoppiamentofonosintattito.wordpress.com


sabato 13 agosto 2011

Beati coloro che sanguinano


Qualcuno porti del sangue, presto! Il re muore, il re dissangua!
Che cosa commovente, Berlusconi gronda sangue dal cuore; e lo fa per noi, per noi cittadini stuprati per il bell'avvenire di un paese che non vede più la luce in fondo alla galleria. Che pensiero carino. Avremmo preferito però che si risparmiasse tutta questa compassione. In fondo riusciamo a farne a meno, abbiamo già l'affetto delle persone che ci sono vicino, non serve la compassione del Presidente del Consiglio. Silvio però, è una persona buona, non poteva fare a meno di grondare sangue per noi. Un po' come Gesù che è sceso sulla terra per liberare l'uomo dai peccati, lui è sceso in politica per liberare gli italiani.. dal sangue. Sanguina per noi, dove per sta per "al nostro posto", perché di sangue non ce n'è più. Vallo a trovare, non c'è. Qualcuno ha la fortuna di avere ancora le lacrime, ma sono in pochi. Però chi ha sangue, sanguini! E chi ne ha molto sanguini di più. Queste sono profezie che s'avverano solo nelle conferenze stampa, non nei fatti. A chi ha poco sangue gli vengono spremute anche quelle quattro gocce di pastura rossa e densa. Chi ha tanto - ma non sono poi tanti - potrà essere solidale ed offrire qualche goccia in più; il che equivale a poche misere sacche: infatti costoro non sono che l'1.2% dei contribuenti (511mila italiani). Infine c'è chi di sangue ne ha ma lo tiene nascosto, per loro Sacrificio è un cortometraggio governativo che va in onda la sera su ogni TG.
Così è, chi paga RIpagherà. E così finisce un regno dorato, una bolla esplode nel vuoto assoluto della politica: la bolla che si chiama Silvio Berlusconi. Lui che mai avrebbe voluto e che invece lo fa, lo fa perché urgente, perché costretto, perché invitato a farlo da Bce e UE, lo fa. Lo fa perché è incapace di prendere altri provvedimenti. E' incapace di prendere misure che stimolino la crescita. Lo fa perché non può fuggire dalla logica aziendalistica che lo porta a difendere il proprio patrimonio. Lo fa perché ha bisogno della maggioranza e non può davvero dare un taglio ai costi della politica e al numero dei parlamentari. Lo fa e basta. Così, l'uomo reso impopolare dalle sue palle - quelle biologiche - soccombe all'impopolarità con l'ultima palla della sua vita politica: non metterò le mani in tasca. Ecco, fatto, smentito. Ora può anche togliersi di mezzo, può dedicarsi un po' ai suoi interessi biologici.
Trovare 45 miliardi in due anni non è semplice. Semplice è mettere le mani nelle borsette delle vecchie e nelle tasche della gente. Semplice è dare la colpa agli altri - i precendenti governi -, dimenticando che degli ultimi 10 anni ben 8 sono stati di governo Berlusconi. E tra questi anni ci si accorge in un caldo giorno d'agosto dell'ottavo anno - su richiamo della Bce - che siamo nella merda. Di questi quasi 3000 giorni di governo, ci si riduce ad un manovrone di due giorni. Poi la colpa è degli altri, perché così è semplice. Più semplice che tagliare tutte le province (costo annuo 17 miliardi) e le spese militari (23 miliardi), più un taglio allo spreco pubblico, più un taglio ai privilegi della Chiesa ed ai soldi che a essa vengono versati annualmente. Ecco qua i fottutissimi 45 miliardi; forse avanza qualcosa: il resto prendetelo in caramelle. Vado a pisciare: questo è il mio contributo di solidarietà a questo governo.

giovedì 4 agosto 2011

Tagli al piacere della lettura: basta sconti sui libri!


La politica è andata in vacanza. Qualcuno si lagnerà di questo, chiedendosi come si possa abbandonare il paese in un momento così critico. Eppure, stando agli ultimi provvedimenti è forse un bene che si prendano un mese per rinfrescarsi le idee: che si prendano un mese, due o anche tutta la vita. Pochi giorni fa il parlamento ha approvato all'unanimità la nuova disciplina sul prezzo dei libri. La legge, promossa da Ricardo Levi (PD), anche detta legge anti-Amazon, colosso stanutitense che si distingue per efficienza, velocità di spedizione e grandi sconti sui libri (anche 40%), prevede che le librerie non possano applicare sconti superiori al 15% e, solo in particolari occasioni - ovvero quando lo sconto è promosso dallo stesso editore - si potrà arrivare al 25%; tali campagne però non potranno eccedere il mese e non potranno essere promosse nel mese di dicembre (periodo in cui si vendono più libri). Il disonorevole onorevole ha giustificato la proposta con l'intento di proteggere i piccoli librai che non possono competere con il grande distributore online. La legge entrerà in vigore il primo settembre: fino a tale data, dunque, si potrà ancora fare affidamento sugli sconti.

In poche parole stiamo parlando di un abbaglio, perché questo non solo non aiuterà i piccoli librai nelle vendite, ma, farà calare sensibilmente il numero di libri venduti. Come se l'Italia potesse permettersi un tale lusso: è il paese dove si legge meno e con la più bassa base di lettori. Se c'era dunque la speranza di poter allargare tale base con una qualche promozione vantaggiosa, questa viene totalmente vanificata dall'attuale legge. E meno male che si parla di incentivare la cultura!

Vorrei spiegare al disonorevole Levi come un lettore medio pianifica l'acquisto dei propri libri. Prendo come modello di riferimento me stesso. Porterò tre casi distinti: so cosa devo acquistare; voglio acquistare un libro ma non so quale; non voglio acquistare un libro ma sono invogliato a farlo perché allettato dallo sconto.
Quando devo acquistare un libro conoscendo titolo e autore, il mio istinto di consumatore mi porta (ovviamente) a ricercare il prezzo più conveniente. Dunque, prima di recarmi in libreria effettuo delle ricerche. Qualora io riesca a trovare online il libro che mi interessa ad un prezzo vantaggioso, è chiaro che opterò per l'acquisto al minor prezzo. Questo, avendomi fatto risparmiare mi spinge a ricercare un eventuale secondo libro (libro che non avevo pianificato di acquistare). Lo sconto dunque, non solo mi ha fatto spendere meno, ma mi ha portato ad acquistare due o più libri. Dunque il mercato del libro ringrazia, ed il lettore anche.
Nel secondo caso invece, avendo fame di libri ma non sapendo cosa acquistare, mi reco direttamente in libreria, essendo particolarmente ostico sfogliare una libreria virtuale. E' assai più piacevole tuffarsi tra i lunghi scaffali di una libreria fisica, assaporare il libro, tenerlo tra le mani. Avere una scelta vastissima, lasciarsi catturare da colori, sedurre da copertine, farsi consigliare dai commessi. In questo caso acquisto con o senza sconto il libro che più mi interessa soltanto perché ho fame di lettura. E questa è certamente una modalità che non verrà influenzata dalla legge.
L'ultima ipotesi da me proposta è il caso dello sconto che crea il consumo. Capita spesso al lettore abituale di recarsi in libreria per puro piacere, un vizio inguaribile. Anche se non si ha in mente di acquistare alcun libro un giro lo si fa ugualmente. Può capitare che, passeggiando distrattamente tra gli scaffali, mi imbatta in uno sconto molto allettante; questo, contro ogni mio programma, mi porterà a voler cercare un libro da acquistare per poter approfittare della promozione. E cosa tira di più: uno sconto al 15% o uno sconto al 30%? In questo caso dunque, acquisterò un libro pur non avendone pianificato l'acquisto. In quest'ultimo caso rientrano anche le newsletter delle librerie online che, come accade per i viaggi low-cost, spingono all'acquisto non programmato.
Abbiamo perciò due casi su tre per i quali questa legge costituisce un danno. Il risultato sarà certamente meno libri acquistati e flessione del mercato del libro. E flessione non è proprio sinonimo di aiuto. Come reagirà il lettore medio? Leggerà di meno? No, leggerà lo stesso, ma acquistando meno. Preclusa sarà soltanto la possibilità di acquisire nuovi lettori allargandone la base. Ecco dunque alcune possibili reazioni: acquistare libri dalle bancarelle dell'usato a prezzi da 1 a 3 euro, trovando talvolta titoli eccellenti e grandi classici (a Portaportese si trovano I Meridiani Mondadori); evitare l'acquisto optando per il prestito in biblioteca, la quale, se buona, ha un ottimo assortimento di classici e di best seller; fare compravendita di libri usati su siti come comprovendolibri.it. Insomma, il ventaglio di scelta è ampio, e saranno sicuramente opzioni che valuterò/valuteremo/valuteranno. Alla luce di ciò, il disonorevole Levi pensa di aver fatto un favore o un torto all'editoria?

Quel che consiglio a chi ama la lettura e i libri è di acquistare prima dell'entrata in vigore - magari proprio facendo un giro su Amazon - e firmare la petizione su chicago-blog (link del giorno). Lasciamo che sia il libero mercato a disciplinare il prezzo dei libri. E ai disonorevoli: tagliate i vostri stipendi, il vostro numero, le province, non l'unico piacere che ci è rimasto.
Consigli letterari: Fahrenheit 451 di Ray Bradbury come simbolo di protesta e Homo Videns di Giovanni Sartori per riflettere.

Affrettatevi, la legge entra in vigore il primo settembre!

martedì 2 agosto 2011

Madre a 58 anni: un miracolo d'egoismo

"Il progredrire della scienza non è mai da condannare a priori,
dipende dall'uso che se ne fa."



Una settimana fa mi trovavo in Abruzzo e, svogliando l'edizione locale del Messaggero, mi è saltata all'occhio una notizia. "Io, mamma felice: è un miracolo" titolava il giornale. Ho strappato la pagina, piegata con cura e messa in tasca. Ciò che viene chiamato miracolo non è che un prodigio della tecnica, l'ennesima testimonianza di quanto la scienza oggi - ma non sempre - non si ponga più limiti. In un ospedale di Sulmona, una donna di 58 anni ha potuto finalmente coronare il suo sogno d'essere madre. Un fatto che ha attirato su di sé i riflettori della società. La donna si è sottoposta alla fecondazione assistita e per far ciò si è recata fino in Repubblica Ceca, essendo tale pratica vietata in Italia. E' straordinario, dicono, che la scienza possa colmare il vuoto lasciato dalla natura: il desiderio di maternità, il figlio a lungo atteso e che si credeva di non poter avere. Non più. Oggi si può, e questo può accendere una speranza in tutte quelle donne che non hanno avuto tale fortuna. Non per dare un dispiacere a questa neo-mamma, ma ciò che essa chiama miracolo, lo vedo come un estremo atto di egoismo. La fecondazione assistita può venire incontro a quelle coppie che hanno problemi di concepimento, ma questo deve pur scontrarsi con l'etica. Quando una madre decide di mettere al mondo un figlio, dovrebbe farlo non solo pensando alla propria felicità, ma anche pensando alla felicità futura del nascituro. Le prospettive, le sicurezze sulle quali la sua esistenza può e deve - seppur instabilmente di questi tempi - poggiare. Invece capita che, accecati dai propri desideri, alla ricerca continua di una felicità che si crede possa nascondersi in piccoli accadimenti "miracolosi", si trascuri poi quel che sarà la felicità altrui. Quali sono le sicurezze che una madre ormai alla soglia dei 60 anni e un padre 64enne possono offrire al piccolo nato? Un bambino che si ritroverà a 6 anni con un padre di 70 ed una madre di 64. E, se è vero che la vita media si allunga, questa il più delle volte è accompagnata da difficoltà fisiche, problemi di salute e nei casi peggiori la morte. Mi chiedo se questa "fortunata" coppia abbia pensato almeno un momento a quel che sarà la vita del proprio figlio negli anni. Un figlio che potrebbe trovarsi non ad essere accudito ma ad accudire dei genitori ormai vecchi, prima ancora d'avere una stabilità propria. La felicità futura sacrificata in nome di una felicità momentanea, passeggera. Un futuro incerto che si piega al volere egoistico di due genitori che non hanno pensato oltre il giorno in cui vivono. Sono cose cui bisogna pensare. Un figlio va pesato, non solo alla nascita, ma prima, prima che esso diventi embrione, prima che la prima cellula prenda vita e si moltiplichi, pesato e pensato. La scienza ci viene incontro, la scienza ci cura, la scienza ci fa concepire anche quando la natura per cautela ci dice che non è più il momento. La natura ci avverte, ma la scienza va oltre, abbatte muri, sovverte le leggi della natura creandone di proprie. La scienza ci salva, la scienza ci uccide. Quando, mi chiedo, abbatteremo il muro dell'egoismo, quando riusciremo a rinunciare ad un po' della nostra felicità per la felicità altrui, quando dal dito che punta la luna vedremo la luna e non il dito, quando? A questo però non può rispondere la scienza, ma l'evoluzione dei costumi e delle menti; il cervello, han detto, non può più crescere. Non ci rimane che la scienza, e l'egoismo.



lunedì 1 agosto 2011

Famiglia tradizionale, BALUARDO NAZIONALE!


(titolo tratto da uno stato su facebook)

Sì, ma quale:
Uomo, donna e cane?
Uomo, donna e amante?
Uomo, donna e mignotte il venerdì?
Uomo, donna e rapporti omosessuali clandistini con fintà virilità ostentata in società?
Uomo, donna e vacanze a cuba?
Uomo, donna e hasta la victoria? (presumibilmente un trans)
Uomo, donna e la cena di lavoro?
Uomo, donna e suocera?
Uomo, donna e sorelle?
Uomo, donna e fratelli?
Uomo, donna e pacchetti di sigarette?
Uomo, donna e scomparsi?
Uomo, donna e tasse?
Uomo, donna e assegni familiari?
Uomo, donna e family day?
Uomo, donna e divorzio?
Uomo, donna, family day e divorzio?
Uomo, donna e alimenti?
Uomo, donna e idraulico?
Uomo, donna e riunione coi professori?
Uomo, donna e figli?
Uomo, donna e preti?
Uomo, donna, figli e preti?
Uomo, donna e facebook?
Uomo, donna e vecchi amici?
Uomo, donna e televisione?
Uomo, donna e Striscia la Notizia?
Uomo, donna e ferro da stiro?
Uomo, donna e piatti da lavare?
Uomo, donna e prodotti per la casa?
Uomo, donna e media shopping?
Uomo, donna e dispari opportunità?
Uomo, donna e che bel culo la segretaria?
Uomo, donna e mi risposo con una dell'est?
Uomo, donna e almeno quelle tacciono perché scappano dalla povertà?
Uomo, donna e violenza?
Uomo, donna e chi porta i pantaloni in casa?
Uomo, donna e piatti che volano?
Uomo, donna e l'assassino ha le chiavi di casa?
Uomo, donna e separati in casa?
Uomo, donna e ma non si dice?
Uomo, donna e... Berlusconi?

Uomo, donna e perché non altro??


lunedì 18 luglio 2011

L'uomo che resta per abbassare le tasse alzando le tasse. E il mercato boccia manovra e governo.


Doveva essere il Salvatore, così diceva lui; si presentava come la novità, dimenticando di essere in politica da vent'anni ed avere più di settanta anni. Soprattutto, doveva essere colui che avrebbe reso tutti più ricchi, colui che finalmente ci dava un taglio. E un taglio ce lo ha dato veramente: ma non alle tasse, bensì alle agevolazioni fiscali. L'uomo dei miracoli ha compiuto il miracolo: quando sembrava che davvero non potesse fare di peggio è riuscito a fare di peggio. Superbollo, ticket sanitario, taglio delle agevolazioni Irpef e aumento della stessa fino a 1000 euro a famiglia. Napolitano applaude la coesione, la fine dello Stato è scongiurata. No, non scongiurata, rimandata perché non ci sarà ripresa, non ci sarà mai. Scongiurati sono i consumi, l'economia reale, i risparmi delle famiglie, la serenità dei cittadini che sono sempre più tartassati. Certo, la manovra era necessaria diranno, perché il mercato è impazzito, bisognava agire per evitare di finire come la Grecia. Dunque, mani al portafoglio. Di chi? Dei soliti! Ma non da subito, dal 2013 (tagli del 5% delle agevolazioni) e dal 2014 (tagli del 20%), cosicché si potrà presumibilmente accusare il nuovo governo. Eppure non se ne va, continua, persevera, come se avesse altro da distruggere. Chissà, forse altri danni da fare li troverà. E intanto dichiara: "resto per abbassare le tasse". O forse voleva dire le tazze?

Doveva abbassare le tasse, eliminare il bollo, abbassare il numero dei parlamentari, ridurre i costi della politica, abolire le province. Non è stato fatto nulla e nulla si farà. Si è fatta una manovra carogna nel nome dell'emergenza, ci si aspettava responsabilità invece s'è difeso il proprio territorio andando di nuovo a mettere le mani nelle tasche delle famiglie. Tagli alla politica non ce ne sono stati, i privilegi sono rimasti, le province più salde che mai. Silvio il Salvatore che diventa Silvio il Traditore. Per molti è sempre stato invece il Truffatore, un moderno venditore di indulgenze che frega i poveracci per il bene della propria cricca. E' ora, è ora di cambiare. Elezioni, governo tecnico, rivoluzione. Qualsiasi soluzione è meglio di un Berlusconi al governo. Si attendeva la risposta delle borse, e la risposta è arrivata: Milano a -2.5% alle 16.30, peggiore borsa europea. Giù vanno soprattutto i titoli bancari, nonostante il test di stress abbia dato risultati positivi per le banche italiane. Un nuovo lunedì nero, una sfiducia totale del mercato alla manovra e al governo italiano. Un rosso costante che chiede forse un cambio al vertice. Ormai non ci crede più nessuno, nemmeno il mercato.

LINK DEL GIORNO

giovedì 7 luglio 2011

Abolisco le province. Anzi no!




L'abolizione delle province è uno di quei temi di cui tutti si fanno promotori ma nessuno ha il coraggio di mettere in pratica. Da anni se ne parla, da anni si vincono campagne elettorali grazie a questo cavallo di battaglia, da anni si dice "abbattiamo i costi della politica", ma poi, concretamente, nessuno alza un dito. Sono trovate che vanno bene durante la campagna elettorale, evidentemente non durante una legislatura quando i voti sono un dato di fatto che ha già formato una maggioranza ed una opposizione. Giorni fa l'Italia dei Valori ha avanzato una proposta di legge proprio per l'abolizione delle province. Risultato? La maggioranza ha detto NO, il Pd ha detto NO. Gli unici "Sì" sono arrivati dall'Idv e da Fli. Ma come? Ma sì, ognuno ha i propri eletti e i propri interessi nelle province, vi stupite? A far scalpore è stata soprattutto la bocciatura del Pd. Io invece vorrei focalizzare l'attenzione altrove, e non a questi bellissimi tramonti estivi. Voglio fare un passo indietro di tre anni. Ricordo una ridicola campagna elettorale di Silvio Berlusconi. "Il salvatore è arrivato sulla terra" sembrava di sentir dire alle persone. Beh, il salvatore sono venti anni che è qui e non ha salvato un bel niente (a parte, forse, il suo patrimonio). Tutti, di nuovo, hanno creduto alle favolette di questo predicatore non tanto alto (né di statura, né moralmente) ed anno sbarrato nuovamente il simbolo sbagliato. A tutti piacciono le favole, fortunati sono quelli cui le mamme gliele hanno raccontate, ma servono per far addormentare i bimbi non per far cadere in un mondo di false illusioni gli adulti. Mi torna alla mente quella campagna e scopro che le province non sono l'unica balla cantata agli italiani in quel periodo. Cosa si disse? Certo, si disse prima di tutto "aboliremo le province!". Bravo! rispondeva il popolo. Non solo non le hanno abolite dopo tre anni, ma hanno persino rifiutato la proposta di un partito di opposizione che, magari per rinfrescargli la memoria, ha depositato una proposta per l'abolizione appunto delle province. Eppure, imperterrito, il Pinocchio nostrano (che di legno ha solo il naso) continua a farneticare qualcosa sui tagli ai costi della politica. Ma di tagli ci sono stati solo quelli alla cultura, alla sanità, alle università. Anzi, giorni addietro si sono persino affrettati a fare un'ala fumatori a Montecitorio per non so quante migliaia di euro. Be', dovranno pur fumare i loro cervelli di qualcosa!
Altro punto sul quale si è fatta propaganda, puntualmente disatteso, è la famigerata abolizione del bollo auto. E' stato abolito? No. Anzi, probabilmente verrà ben presto inserito un superbollo per le auto di grossa cilindrata. Non entro nel merito se sia giusto o meno, dico solo che si raccontavano altre storie e ancora una volta si è usato uno strumento sensibile per vincere le elezioni. L'amico dei ricchi si è rivelato l'amico di se stesso: infatti è il più ricco di tutti.
Poi c'è la sicurezza, che a quanto pare fa buchi da tutte le parti: nel petto, alle gambe, sotto le costole o al cervello. Ogni tanto un omicido, una sparatoria. Sembra proprio che qui rispetteranno il programma: basta chiudere i teatri, limitare gli eventi in città, far sì dunque che la gente non scenda in strada, che se ne stia buona buona davanti alla tv, e vedrete che la brava gente non avrà noie: basta chiudere bene la porta di casa.
In ultimo, la ciliegina sulla torta, per la quale grasse risate ho riversato sui giornali appena letta. "In cinque anni sconfiggeremo il cancro!". Bravo! Grande! Divino! Santo! Guaritore! (...) A che punto sei con la ricerca Silvio? (perdona tutta questa confidenza dandoti del tu, ma sei uno del popolo, giusto?). Due anni ancora, due anni ancora di legislatura per battere il cancro. Forse proprio per quello hai rinunciato ad abolire le province, il bollo, a mettere in sicurezza le città, a fare riforme; forse proprio per questo dici "andremo avanti fino a fine legislatura", per battere il cancro. Dai, Silvio, puoi battere il cancro. Poi, se non ce la farai al massimo perderai le elezioni, cosicché potremo comunque dire che almeno un cancro è stato sconfitto.

***

Intanto vi ricordo che a Roma è stato occupato il Teatro Valle da oltre venti giorni. Non ne parlano ma l'occupazione c'è e va avanti. Segui il Teatro Valle Occupato su facebook o visita il sito (www.teatrovalleoccupato.it)

giovedì 9 giugno 2011

Referendum: al di là del Sì o del No perché si deve votare, più una dissacrante riflessione riguardo ai quesiti sull'acqua.


Il referendum è l'unico momento in cui il popolo da pecora si trasforma in decisore. Poi beh, molti preferiscono essere pecora.. il resto è tutto dire.

***

Domenica 12 e Lunedì 13 si andrà a votare per il referendum. Sembra un accadimento scontato, ma sono molti a non saperlo. Poca informazione, poco dibattito pubblico, poca volontà di portare a conoscenza questa importante consultazione popolare. Perché mai tanto silenzio? Non è solo questione di vincere o perdere; il motivo oscuro, e forse il più reale, è che i vertici dello Stato da anni attuano una lotta per delegittimare questo importante strumento: un popolo che si esprime è un popolo che toglie forza alla gerarchia politica. Infatti il referendum è, insieme alla petizione ed alla proposta di legge di iniziativa popolare, un importante strumento di DEMOCRAZIA DIRETTA. E' lo strumento attraverso il quale la popolazione può veramente esercitare il potere popolare riconosciuto dalla Costituzione. Il popolo fornisce con il proprio voto la propria opinione su temi specifici: e ciò avviene senza intermediari, senza rappresentanti, ma in maniera diretta. Per questo il referendum non è, come vogliono far credere, un voto che serve a misurare il consenso politico, ma è senz'altro il più forte strumento con il quale il popolo esercità la propria sovranità. Il suo esito è una fonte di diritto primaria che vincola il legislatore. Ciò non avviene con le elezioni politiche; con il voto elettorale il cittadino esprime una preferenza politica, elegge un "mediatore" tra il suo pensiero e gli obiettivi da raggiungere. Essendo però questo interesse mediato dall'agire dell'eletto le attese possono essere disattese, in quanto l'eletto può esser libero di non applicare il programma perseguendo - contemporaneamente o alternativamente all'interesse dell'elettore- il proprio interesse personale. Pertanto, il referendum è l'unico strumento che piega il sovrano al volere popolare. Ma se io sono per il NO devo astenermi? Per tutto quello che ho scritto sopra NO. Potrebbe sembrare che l'astensione sia la ragione del No essendo i risultati identici, ma questa astensione produce soltanto il risultato di rafforzare il potere sovrano a scapito del potere popolare. L'istituto del referendum si indebolisce, perde importanza e questo potrebbe condurlo alla morte, morendo con esso i poteri di controllo e indirizzo primari che il popolo può esercitare sul legislatore. E' pertanto vitale recarsi alle urne, al di là del o del No; è davvero poco importante l'esito. Mettetevi in testa una cosa: chi invita a non votare fa soltanto il suo interesse (e non l'interesse del NO) perché così facendo rafforza il suo potere "mediato" e toglie vigore al quel controllo diretto che ci dovrebbe essere. Dunque Votate, votate per voi perché a voi si chiede un consulto, a voi si chiede un parere e non una adesione politica, a voi si chiede l'esercizio della vostra dignità di esseri pensanti. Pensate? Allora votate: o sì o no.
Perché se decidete di vivere su un determinato territorio dovete avere la possibilità di decidere direttamente come vivere, non solo in maniera mediata.

SU COSA SI VOTA

I quesiti sui quali si vota sono quattro e riguardano: la privatizzazione dell'acqua con i primi due (si vota SI se non si è d'accordo, si vota NO se si è favoreli), la produzione di energia nucleare (si vota SI se non si è d'accordo, si vota NO se si è favoreli), mantenimento del legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri (si vota SI se non si è d'accordo, si vota NO se si è favoreli).

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a) referendum popolare n. 1 Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione; b) referendum popolare n. 2 Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma; c) referendum popolare n. 3 Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; MODIFICATO DALLA CASSAZIONE (1° giugno 2011): Titolo: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. Quesito: Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75? Comma 1: Allo scopo di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui parametri di sicurezza, anche in ambito comunitario, in relazione alla localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, per un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto resta sospesa l’efficacia delle disposizioni degli articoli da 3 a 24, 30, comma 2, 31 e 32 del decreto legislativo 15 febbraio 2010,n.31 Comma 8: in sintesi, prevede entro un anno l'adozione della Strategia energetica nazionale (ndr). d) referendum popolare n. 4 Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.

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Per quanto riguarda la privatizzazione dell'acqua, il primo quesito è di carattere generale: privatizzazione di servizi tradizionalmente gestiti dallo Stato, dalle amministrazioni comunali, ecc... ; il secondo quesito, invece, è più specifico: in pratica riguarda una norma che permette ai gestori del servizio di praticare prezzi in grado di coprire il costo del capitale investito e conseguire eventualmente un profitto. Questi quesiti sono i più delicati, perché i più esposti a speculazioni politiche. Il problema dell'assenza del dibattito pubblico, si trasforma in un pensiero approssimato. "Vogliono privatizzare l'acqua?" No; questo è ciò che vogliono far credere, ma l'acqua è e rimarrà un bene pubblico. E questo sia col SI sia col NO. Cosa allora? Si tratta della privatizzazione del servizio di gestione dell'acqua. E' da condannare? Nì. Se stai a vedere il Italia tutto è da condannare, dal calcio alle mozzarelle. In verità la privatizzazione dei servizi di gestione tramite la cessione delle quote delle società municipalizzate potrebbe avere risvolti positivi. Primo su tutti la riduzione del costo del servizio: il privato infatti cerca continuamente di operare con efficienza e a costi bassi. Questo in quanto investendo e rischiando il proprio capitale è più attento a come questo viene speso. Soprattutto cerca di evitare gli sprechi, cosa che spesso non avviene nelle aziende pubbliche a causa delle forti pressioni cui sono sottoposte dal basso (movimenti sindacali) e dall'alto (l'alta dirigenza politica che per soddisfare i proprio elettori - o i propri parenti - non bada a spese). Votare sì dunque? Nì. Il secondo punto, più delicato, permette di alzare le tariffe e vendere il servizio "a prezzi remunerativi". Questo è un punto spinoso: si deve permettere al gestore di lucrare sull'acqua? Se dicessi che ciò avviene giornalmente con l'acqua che beviamo, perché non potrebbe essere possibile con l'acqua che usiamo per fare il bidè? Il nodo è sempre come le cose vengono fatte: infatti, se vi fosse adeguata concorrenza e il servizio di gestione non fosse cioè "monopolizzato" in capo ad un'unica azienda si potrebbero perfino godere dei vantaggi, tra cui riduzione delle tariffe. A molti parrà dissacrante questo mio pensiero, ma è così. Il punto è: il servizio verrà svolto in un regime di libero mercato o di monopolio? Ci saranno "lucro libero" o freni alla speculazione? Ci saranno pressioni politiche all'operato delle aziende e alle assunzioni che rimarranno in parte pubbliche? Insomma, quanto il mercato potrà gestire liberamente questo servizio e in modo efficiente in modo da portare dei benefici? Si sa, da noi quello che si fa si fa poco e male. Dunque è probabile che il servizio dell'acqua venga affidato a poche o una sola azienda che applichi liberamente le tariffe, che incorra in malservizi rivalendosi sul prezzo senza temere d'essere insidiata nella sua attività da altre aziende più efficienti ed economiche.

Questo è quanto, non quanto ci dicono, ma è quanto. L'acqua è un bene pubblico e lo rimarrà in ogni caso. Dovete solo decidere se è il caso o meno di attivare una gestione del servizio privata o pubblica, il che non è voler dire ACQUA PRIVATA. Attenti alle speculazioni politiche.

In sintesi, Humus suggerisce di votare:

Quesiti uno e due sull'acqua e la gestione dei servizi idrici: NI, secondo le vostre conclusioni a seguito di profonde riflessioni.
Quesito 3 sull'energia nucleare: SI
Quesito 4 sul legittimo impedimento: SI

mercoledì 11 maggio 2011

domenica 24 aprile 2011

Giovanardi, l'Ikea e i talebani del bunga bunga.


Ci mancava solo l'infelice uscita di Giovanardi a rompere le uova di pasqua. Ammettiamolo, ci voleva; ne avevamo fin troppo delle solite polemiche, del bunga bunga, della guerra in Libia, dei processi a Berlusconi e delle riforme costituzionali. Ci voleva qualche novità, ci voleva Giovanardi, come se la politica italiana non fosse già abbastanza comica. Un diversivo che fa sorridere, ma anche rabbrividire. Rabbrividire perché sembriamo diretti sempre più verso uno stato fondamentalista, uno stato che vuole occuparsi di tutto, uno stato che vuole mettere le mani sulle scelte di vita e sulle campagne pubblicitarie. Avanti così e finiremo certamente con una classe governante che ci dice come vestire, quali siti internet visitare e quali no, quali spettacoli teatrali produrre, quali programmi televisivi vedere. Probabilmente quest'ultimo punto è stato già da tempo assorbito dal governo, il cui leader è anche proprietario di tre canali (i tre canali mediaset), ne influenza altri due(Rai1 e Ra2) e vorrebbe avere il veto sulla programmazione degli altri due (Rai3 e La7). Se non si conformano sono sovversivi e comunisti; così come sono sovversivi e comunisti i giudici che non si conformano all'imputato, così come sono sovversivi e comunisti i docenti, i giornalisti e tutti quelli che esprimono una opinione difforme dal capo. Questo stesso post è senz'altro sovversivo e comunista stando alle manie persecutorie e assolutistiche di cui è affetto il capo. Ma capo di chi? Capo e capi delle proprie turbe psichiche, dei propri fantasmi, capo e capi, ahinoi, delle vite di milioni di cittadini che, per quanto libere possano essere le loro scelte, sono costretti a subirne i decreti.
Ora che Giovanardi ha fatto indegistione di cioccolato e si è sfogato con la campagna dell'Ikea, come dicevamo, viene da sorridere e rabbrividire. Si sorride perché in fondo fanno tenerezza quei capi in preda a timori atroci di vedere una società "malata" realizzarsi a partire da quel libero mercato di cui loro (dicono) essere i promotori. Ciò che c'è veramente di malato in una società però sono le paure. Quelle sì che sono avvisaglie di sintomi gravi. Paura di che? Di una mano stretta, di un bacio o una carezza tra due uomini? Paura che due uomini possano, in barba allo stato talebano, comprare dei mobili, una libreria e un letto? E sullo stesso letto fare l'amore? Oh sì, l'amore, il sesso, uomo a uomo. Oh cielo, orrore anticostituzionale! E quale costituzione? Quella che ogni giorno si cerca di cambiare per i propri comodi, ma che sempre per i propri comodi viene sbandierata in difesa della famiglia naturale? Sbandierata e pure male, visto che la costituzione Italiana non dice allo stato di riconoscere soltanto quella famiglia naturale fondata sul matrimonio, ma semplicemente suggerisce (e dico suggerisce visto che oggi come oggi il rispetto della costituzione è un optional) alla repubblica di riconoscerne i diritti. Interpretazione dolosa o distratta? Diciamo intenzionalmente adattata alla propria idea; idea che, come in tutti gli stati talebani e fondamentalisti, si vuole estendere agli individui. Un individuo governa, ha un'idea di vita e tale idea deve essere presa come modello dai restanti sessanta milioni di individui: tanti saluti alla libertà, all'individualismo, alle libere scelte, a se stessi. La libertà del governo del bunga bunga è la libertà che fa vincere le elezioni e fa applaudire ai comizi: non c'è altra libertà in questo governo. Qualunque tentativo di influenzare le libere scelte degli individui - o come in questo caso quelle pubblicitarie di una azienda privata - è un attentato alla libertà, è un imporre una volontà dall'alto: e cos'è una volontà imposta se non una privazione di libertà?

Articoli consigliati su questo argomento:
La morale del governo al tempo del bunga-bunga (SiciliaInformazioni.it)
Buona Pasqua, collega Giovanardi (ilfattoquotidiano.it)



martedì 29 marzo 2011

Scacco di Alemanno: poteri a Luigi Scazzafratte


Dopo il recente scandalo di Parentopoli che ha riguardato le assunzioni Ama e Atac, Alemanno è in una stretta pericolosa. Deve risollevare le sorti della capitale che, oggi, nell'anno del 150esimo anniversario dell'Italia unita, appare sempre più un groviglio senza logica anziché una città. Traffico congestionato, sensi unici che girano in tondo per riportarti allo stesso punto iniziale metropolitane che sputano passeggeri allo stremo delle forze, voragini nelle strade e tante altre inefficienze non degne di una città come Roma.
Circolano indiscrezioni in questi giorni, riguardo ad un ingente piano di rinnovamento della città di Roma che potrebbe rivoluzionare l'intera struttura della capitale. Ci sono state fughe di notizie, indiscrezioni, frasi dette a mezza bocca quando ormai l'evidenza e il mormorio schiacciano il sindaco Alemanno ad un angolo. Voci infatti, vorrebbero che dietro questo piano ci sia nientemeno che Luigi Scazzafratte. Un incarico che, se fosse confermato, potrebbe creare un grande terremoto politico. Del resto, Alemanno ci aveva abituato a soluzioni drastiche -tutti ricorderanno la sua volontà di "sfonnare" il raccordo qualora il governo avesse introdotto il pedaggio -, idee che, molte volte, erano risultate tanto eclatanti quanto infondate. Questa volta però, sembra proprio che l'amministrazione non badi a spese e soprattutto non abbia intenzione di fare ammiccamenti velati. Lo stesso sindaco, assediato dai giornalisti voraci di verità, ha dovuto ammettere (e non senza un pizzico di orgoglio): "Sì, abbiamo chiesto consulenze a Luigi Scazzafratte. Daremo a lui pieni poteri". Ovviamente, la notizia del reclutamento di Scazzafratte non poteva non creare agitazioni nell'opposizione che accusa: "Alemanno fa compravendita di cervelli per nascondere ai cittadini i suoi fallimenti e gli scandali." E aggiunge Di Pietro: "Scazzafratte uno di noi e non con questo governo. Non cederemo ai ricatti della maggioranza". Già si prepara una mobilitazione nazionale per impedire ad Alemanno questo scacco. Intanto la procura apre un'inchiesta ed è stato invitato a presentarsi in aula Silvio Berlusconi, che si è però dichiarato estraneo ai fatti: "Chi è costui? Non ho mai avuto rapporti sessuali con lui".
Ancora non si capisce però cosa sia tutto questo brusio. In fondo Roma ha bisogno di rinnovamento e, affidare un progetto così importante a Luigi Scazzafratte è senz'altro una mossa politica azzardata, ma che potrebbe dare i suoi buoni frutti. Del resto, l'opposizione tuona ma non offre alternative. Persino la corona inglese si è detta sdegnata di quanto sta accadendo in Italia e ha spedito in Italia un suo corrispondente, un tale Robert (non comunichiamo il cognome per motivi di sicurezza) che arriverà a Roma a giorni.

Intanto, qualcuno assicura che Scazzafratte ha già prenotato il treno per Roma. Volevano andare emissari del governo a prenderlo, ma lui ha preferito -si dice - acquistare un biglietto del treno per gustarsi il paesaggio e non inquinare. Certo, qualcosa di oscuro in tutta questa vicenda c'è, ma forse sarà lo stesso Scazzafratte a fare luce quando finalmente incontrerà stampa e cittadini.
Intanto, nella sua cascina superblindata, Scazzafratte continua la sua vita tranquilla. Sembra sia difficilissimo avvicinarlo, ma pare che, una giornalista temeraria - che tuttavia preferisce rimanere anonima- sia riuscita ad intrufolarsi nella sua residenza e porre qualche domanda. Laconico, quasi non fosse toccato dalle nuove polemiche politiche, Scazzafratte ha risposto con vago sarcasmo: "possibile che a Roma non c'è nessuno hotel che ospiti galline?"

Maggiori dettagli della notizia su Riflessi al Margine che per primo ha riportato la notizia, ed indica con certezza persino luogo e ora degli incontri pubblici. Città blindata e rione Monti chiuso ai cittadini.


martedì 15 marzo 2011

Facebook: una impostazione carogna ci nasconde ai nostri amici


Vi siete mai chiesti come mai nella pagina principale di facebook appaiono sempre gli stessi contatti? E del perché nessuno commenta i vostri link, o se lo fanno sono sempre gli stessi? La risposta è in una impostazione automatica del profilo di facebook. Il bello è che gli utenti non lo sanno. Così, capita che persone le quali decidono di usare facebook non solo per giocare o perdere tempo in chat, ma anche per promuovere la propria attività e crearsi una lista di contatti, rimangano paradossalmente senza contatti. Infatti, a causa di tale impostazione gli utenti vedono i post e le attività soltanto degli utenti con i quali interagiscono di più. Ciò è vero anche per il contrario, dunque saranno sempre i soliti a vedere i vostri link: fatica sprecata! Come si fa a ritenere un utile strumento di divulgazione un social che preclude la possibilità di raggiungere tutti gli utenti? Per fortuna alcuni iscritti se ne sono accorti ed hanno creato un evento, invitando gli ignari utenti a modificare le impostazioni carogna. Bastano poche mosse e come per magia tutti i contatti tornano visibili. Come fare? Semplice: è sufficiente modificare le impostazioni del canale notizie. Nella home del social network, andate alla voce Più recenti, cliccate sulla freccettina rivolta verso il basso e scegliere Modifica opzioni. Si aprirà una finestra all'interno della quale potrete impostare le preferenze per il canale notizie. Molto probabilmente, senza che voi abbiate scelto ciò, la preferenza dei post sarà già impostata su Mostra i post degli amici con cui interagisci di più; impostatela su Mostra i post di tutti gli amici e le pagine ed ecco nuovamente in bella vista le notizie di tutti i vostri contatti.

Ora potete agire tranquillamente sicuri che tutti leggeranno i vostri stati, link, note? Neanche per idea! Infatti, è molto probabile che i vostri contatti abbiamo il profilo con l'impostazione carogna. Informateli, fate modificare loro questa impostazione e, se non siete d'accordo rispondete a questa banele domanda: che serve iscriversi ad un social network allora?


giovedì 3 febbraio 2011

Botti di fine legislatura


Se c'è una cosa che accomuna i dittatori di diversi Stati e in diversi tempi è il modo con il quale usano il loro potere mediatico per mistificare sui fatti e rincuorare la schiera di devoti creduloni. In questi giorni i giornali spendono molte parole per la rivolta egiziana; ciò che dovrebbe far riflettere è soprattutto la somiglianza e l'analogia dell'azione del presidente Mubarak con quella del presidente Berlusconi. Leggo, infatti, a proposito del presidente egiziano: "ma lui continua a parlare di complotti, di infiltrati, di riforme che verranno, di dialogo con l'opposizione". Se fosse un articolo privo del soggetto, sarebbero parole facilmente attribuibili al premier italiano: questo è proprio quello che ogni giorno viviamo in Italia. Perché quando un presidente estero adotta atteggiamente autoritari è un dittatore ed un mistificatore, e quando ciò avviene da noi vi è la completa assoluzione? Forse bisognerebbe fare il giro del mondo e leggere ciò che pensano di noi i quotidiani esteri. Quando le cose le si può osservare e vivere da vicino non hanno la stessa forza d'urto, anzi, siamo portati a credere alla buona fede, alla benevolenza, al complotto.
Il nostro Premier non è molto dissimile da Mubarak: ogni giorno attacca giudici, giornali (per metà suoi), telegiornali (per il 90% suoi), vecchi alleati, opposizioni (salvo poi tendere la mano per non passare da cattivo); ogni giorno è un affondo, una nuova promessa mancata, un cartellone pubblicitario che poi si sbriciola nella non azione, una perenne campagna elettorale e mediatica. Lui ormai lo vediamo soltanto coi messaggi alla nazione. Non ha mai amato il confronto, ma ora sta scoprendo quanto sia efficace il video messaggio. Lascia che la nazione si danni, imprechi, rovini, tanto bastano un messaggio alla comunità senza contradditorio e sagaci parole per devota concessione dei giornalisti "buoni" affinché l'irrealtà si palesi in molti. Si deve essere assai brocchi per credere ad un tale inganno, eppure c'è chi quotidianamente ne ricalca le parole. Insomma, ci fanno o ci sono? Ci credono o sperano in un pur misero tornaconto? Si parla un po' alla rinfusa, si dice quel che si può, ci si trucca perché lo stucco in faccia rende giovani e gradevoli, e tale gradevolezza rende più credibili le bugie.

L'ultima uscita di Osama Bin Silvio risale a ieri: un pil al 4% in cinque anni eliminando un semplice articolo dalla costituzione; una sinistra che vuole mettere la patrimoniale; piano per il sud; varie ed eventuali. Suvvia, come fa un articolo ad incidere così tanto in un paese senza regole? Possibile che in un paese dove regna uno pseudoanarchismo un articolo possa essere così ostico allo sviluppo dell'impresa? Inoltre, Silvio è fondamentalmente un monopolista, cosa ne può sapere delle imprese altrui e del libero mercato? La sinistra vuole mettere la patrimoniale dice: a parte la breve parentesi Prodiana, negli ultimi 10 anni ci sono stati 8 anni di governo Berlusconi, c'era proprio bisogno di dire una cazzata del genere per recuperare due punti percentuali? Inoltre dire sinistra ultimamente è pressappoco un eufemismo, uno spauracchio che esiste soltanto nella sua testa. Insomma, dato l'elevato numero di esternazioni infelici, fallaci e mistificatrici, direi che Silvio non è poi così convinto di arrivare a fine legislatura. Si è già in campagna elettorale e questo lo si evince da una semplice deduzione logica: ha detto che il pil crescerà di 4 punti in cinque anni mentre gli anni di legislatura sono soltanto due; da ciò è facile dedurre che prevede nuove elezioni, una sua vittoria e altri cinque anni di berlusconismo inutile e improduttivo.

Ci sarebbe molto da imparare dai fratelli egiziani, ma in italia no, le rivoluzioni durano un giorno, perché perdere due giorni del nostro programma preferito alla tv sarebbe davvero, ma davvero troppi.

mercoledì 19 gennaio 2011

Meritocrazia




Lei è la pupilla,
io il culo (cit.)

martedì 11 gennaio 2011

Berlusconi cambia nome al partito: si chiamerà Italia.


È nata Italia; cioè, è nata 150 anni fa, ma c'è qualcuno che sfrutta questa ricorrenza per i suoi ritorni d'immagine. Indovinate chi è? Esatto. Da un momento all'altro vi sommergerà un'onda anomala con la notizia del giorno: Berlusconi ribattezza il Pdl "Italia". Proprio questo, un nome di patria mischiato ad un nome di partito e che con esso diventa tuttuno, tanto che si fa fatica a riconoscerne i confini; forse i confini sono già così sottili da non esistere più.

E tira già aria di elezioni, perché quando Berlusconi esce allo scoperto con trovate commerciali sta già pensando a come vincerle. E come vincerle? Ovviamente bluffando, sfruttando l'estrema malleabilità del cervello umano. Si usano gli stessi strumenti che usa McDonald per vendere panini: questione d'immagine. E pazienza se la carne e il pane sono i peggiori sul mercato: basta che tu la sappia vendere, e Berlusconi è uno che sa venderlo bene il suo prodotto (non scaldatevi, almeno questo dobbiamo riconoscerlo). Così, anziché pensare che s'è fallito, anziché cambiare linea politica, anziché cambiare uomini, programmi, idee, o semplicemente mansione (da premier a nonno), che ti combina quel malandrino di Silvino? Ovviamente cambia l'unica cosa in grado di influire significativamente sulle masse senza bisogno di spendere parole programmatiche: nome e simbolo. Italia sarà il nome dunque: quale scelta più ad effetto? Quale bluff commerciale più efficace di questo? Bravo, bravo! Perché non mettiamo anche un 3x2 e uno sconto del 20% sul digitale terrestre? Sarebbe ottimo per la propaganda; e magari perché non si regalano biglietti per la riffa ad ogni voto dato a Berlusconi? Elezioni con estrazione finale di un fortunato vincitore che si porterà a casa un auto con annessa escort per una notte. Sarebbe un bel premio ed un'ottima consolazione, no? Devo ammettere però che sono deluso, tremendamente deluso da questo atteggiamento autoritario di Silvino: un democratico come lui, poteva almeno far partire un televoto!

***

Sono la parte seria di Humus e prendo la parola. Spesso la mia parte giullaresca e ironica prende il sopravvento. Forse ridacchiare facendo satira aiuta a combattere l'infelicità e i potenti, ma oggi le cose bisogna spiegarle, perché girano tanti individui noiosi che ti direbbero: "eh ma, una cosa così seria l'hai presa un po' alla leggera". Badate bene: chi ti sfotte ti demolisce, chi t'urla addosso ti fa più forte.

Usare il nome del proprio paese per dare il nome ad un partito è un atto, prima d'esser furbo, ingenuo. Qualcuno ci cascherà, magari le elezioni si vinceranno; il problema grande però, è che questo nome, simbolo di unità, rappresenterebbe nel caso una parte soltanto. Tutto il resto, mi chiedo, non deve quindi considerarsi Italia? Quali saranno le reazioni emotive a questo nuovo cataclisma?
Innanzitutto ci sarà un acuirsi dei conflitti: gran parte degli antiberlusconiani faranno un grande strepito contro questa decisione e ciò porterà a situazioni ancora più estreme.
Poi ci sarà quella enorme popolazione di elettori che vedrà nel simbolo il nuovo - oltre che tutto il territorio di una vita -, ignorando però che qualunque sia il nome sono gli uomini al suo interno che agiscono, e la loro azione non cambia con il nome.
Infine i berlusconiani incalliti, i quali forti della nuova simbologia si vedranno assolti e rigenerati, e potendo così vivere di nuova vita (e nuovi incarichi!) si sentiranno ancora più padroni, legittimati a difendere la divinità incarnata nel ruolo di Presidente del Consiglio con ogni mezzo.

Una furberia che mi sentirei di fermare, ma tuttavia lascio correre perché ormai vano è l'incendiarsi: si va a finire in brutti giri. Lascio correre, tra l'angosciato per una patria in decadimento e il curioso evolversi dell'esistenza che sempre ho provato.
Però dico, a voi che vi accingete a gioire per la nascita d'Italia: non saltate, non cantate, altro non è che un inganno celare un partito dietro la parola Italia. Il nome Italia non può rappresentare né un partito, né un uomo. Italia è un insieme di persone, talvolta di idee diverse, le quali però condividono difficoltà e disgrazie; Italia è un territorio variegato, con montaglie, boschi o spiagge; Italia è un miscuglio di linguaggi, passioni e preferenze; l'Italia è una e tante, mai potrà essere un simbolo, un uomo, un marchio commerciale. Se davvero Berlusconi avesse a cuore questo nome, ci penserebbe su, salvaguardando le diversità di cui è portatrice una nazione invece di privilegiare l'unicità di una persona (la sua).
La realtà degli interessi e degli obiettivi però si sbilancia verso la persona singola; ciò ha portato a questa drastica soluzione: Italia è chi vota Berlusconi. Perciò 20 milioni almeno non sono cittadini italiani e dovranno pertanto ritenersi apolidi e annullare il proprio documento d'identità....

......poi magari domani mi sveglierò scoprendro che l'Italia si è unita davvero, questa volta per cacciare l'imperatore che voleva usare un nome per il proprio tornaconto, senza far nemmeno caso che governa insieme a chi (Bossi e la Lega) quel nome non l'ha mai riconosciuto come tale.