Se c'è una cosa che accomuna i dittatori di diversi Stati e in diversi tempi è il modo con il quale usano il loro potere mediatico per mistificare sui fatti e rincuorare la schiera di devoti creduloni. In questi giorni i giornali spendono molte parole per la rivolta egiziana; ciò che dovrebbe far riflettere è soprattutto la somiglianza e l'analogia dell'azione del presidente Mubarak con quella del presidente Berlusconi. Leggo, infatti, a proposito del presidente egiziano: "ma lui continua a parlare di complotti, di infiltrati, di riforme che verranno, di dialogo con l'opposizione". Se fosse un articolo privo del soggetto, sarebbero parole facilmente attribuibili al premier italiano: questo è proprio quello che ogni giorno viviamo in Italia. Perché quando un presidente estero adotta atteggiamente autoritari è un dittatore ed un mistificatore, e quando ciò avviene da noi vi è la completa assoluzione? Forse bisognerebbe fare il giro del mondo e leggere ciò che pensano di noi i quotidiani esteri. Quando le cose le si può osservare e vivere da vicino non hanno la stessa forza d'urto, anzi, siamo portati a credere alla buona fede, alla benevolenza, al complotto.
Il nostro Premier non è molto dissimile da Mubarak: ogni giorno attacca giudici, giornali (per metà suoi), telegiornali (per il 90% suoi), vecchi alleati, opposizioni (salvo poi tendere la mano per non passare da cattivo); ogni giorno è un affondo, una nuova promessa mancata, un cartellone pubblicitario che poi si sbriciola nella non azione, una perenne campagna elettorale e mediatica. Lui ormai lo vediamo soltanto coi messaggi alla nazione. Non ha mai amato il confronto, ma ora sta scoprendo quanto sia efficace il video messaggio. Lascia che la nazione si danni, imprechi, rovini, tanto bastano un messaggio alla comunità senza contradditorio e sagaci parole per devota concessione dei giornalisti "buoni" affinché l'irrealtà si palesi in molti. Si deve essere assai brocchi per credere ad un tale inganno, eppure c'è chi quotidianamente ne ricalca le parole. Insomma, ci fanno o ci sono? Ci credono o sperano in un pur misero tornaconto? Si parla un po' alla rinfusa, si dice quel che si può, ci si trucca perché lo stucco in faccia rende giovani e gradevoli, e tale gradevolezza rende più credibili le bugie.
L'ultima uscita di Osama Bin Silvio risale a ieri: un pil al 4% in cinque anni eliminando un semplice articolo dalla costituzione; una sinistra che vuole mettere la patrimoniale; piano per il sud; varie ed eventuali. Suvvia, come fa un articolo ad incidere così tanto in un paese senza regole? Possibile che in un paese dove regna uno pseudoanarchismo un articolo possa essere così ostico allo sviluppo dell'impresa? Inoltre, Silvio è fondamentalmente un monopolista, cosa ne può sapere delle imprese altrui e del libero mercato? La sinistra vuole mettere la patrimoniale dice: a parte la breve parentesi Prodiana, negli ultimi 10 anni ci sono stati 8 anni di governo Berlusconi, c'era proprio bisogno di dire una cazzata del genere per recuperare due punti percentuali? Inoltre dire sinistra ultimamente è pressappoco un eufemismo, uno spauracchio che esiste soltanto nella sua testa. Insomma, dato l'elevato numero di esternazioni infelici, fallaci e mistificatrici, direi che Silvio non è poi così convinto di arrivare a fine legislatura. Si è già in campagna elettorale e questo lo si evince da una semplice deduzione logica: ha detto che il pil crescerà di 4 punti in cinque anni mentre gli anni di legislatura sono soltanto due; da ciò è facile dedurre che prevede nuove elezioni, una sua vittoria e altri cinque anni di berlusconismo inutile e improduttivo.
Ci sarebbe molto da imparare dai fratelli egiziani, ma in italia no, le rivoluzioni durano un giorno, perché perdere due giorni del nostro programma preferito alla tv sarebbe davvero, ma davvero troppi.
Il nostro Premier non è molto dissimile da Mubarak: ogni giorno attacca giudici, giornali (per metà suoi), telegiornali (per il 90% suoi), vecchi alleati, opposizioni (salvo poi tendere la mano per non passare da cattivo); ogni giorno è un affondo, una nuova promessa mancata, un cartellone pubblicitario che poi si sbriciola nella non azione, una perenne campagna elettorale e mediatica. Lui ormai lo vediamo soltanto coi messaggi alla nazione. Non ha mai amato il confronto, ma ora sta scoprendo quanto sia efficace il video messaggio. Lascia che la nazione si danni, imprechi, rovini, tanto bastano un messaggio alla comunità senza contradditorio e sagaci parole per devota concessione dei giornalisti "buoni" affinché l'irrealtà si palesi in molti. Si deve essere assai brocchi per credere ad un tale inganno, eppure c'è chi quotidianamente ne ricalca le parole. Insomma, ci fanno o ci sono? Ci credono o sperano in un pur misero tornaconto? Si parla un po' alla rinfusa, si dice quel che si può, ci si trucca perché lo stucco in faccia rende giovani e gradevoli, e tale gradevolezza rende più credibili le bugie.
L'ultima uscita di Osama Bin Silvio risale a ieri: un pil al 4% in cinque anni eliminando un semplice articolo dalla costituzione; una sinistra che vuole mettere la patrimoniale; piano per il sud; varie ed eventuali. Suvvia, come fa un articolo ad incidere così tanto in un paese senza regole? Possibile che in un paese dove regna uno pseudoanarchismo un articolo possa essere così ostico allo sviluppo dell'impresa? Inoltre, Silvio è fondamentalmente un monopolista, cosa ne può sapere delle imprese altrui e del libero mercato? La sinistra vuole mettere la patrimoniale dice: a parte la breve parentesi Prodiana, negli ultimi 10 anni ci sono stati 8 anni di governo Berlusconi, c'era proprio bisogno di dire una cazzata del genere per recuperare due punti percentuali? Inoltre dire sinistra ultimamente è pressappoco un eufemismo, uno spauracchio che esiste soltanto nella sua testa. Insomma, dato l'elevato numero di esternazioni infelici, fallaci e mistificatrici, direi che Silvio non è poi così convinto di arrivare a fine legislatura. Si è già in campagna elettorale e questo lo si evince da una semplice deduzione logica: ha detto che il pil crescerà di 4 punti in cinque anni mentre gli anni di legislatura sono soltanto due; da ciò è facile dedurre che prevede nuove elezioni, una sua vittoria e altri cinque anni di berlusconismo inutile e improduttivo.
Ci sarebbe molto da imparare dai fratelli egiziani, ma in italia no, le rivoluzioni durano un giorno, perché perdere due giorni del nostro programma preferito alla tv sarebbe davvero, ma davvero troppi.
Nessun commento:
Posta un commento