Disagio il primo dell'anno, disagio tutto l'anno (per saperne di più leggi post precedente). Roma riparte, riaprono uffici, scuole, chi ha un lavoro prova ad arrivare a destinazione, chi no prova almeno a muoversi per cercarlo. Ore 18.35, arrivo alla stazione Flaminio, per prendere il treno urbano delle disfatte, quello della linea Roma-Montebello, o Roma-Viterbo. E' subito caos, ed è soltanto 7 gennaio. Un uomo urla in biglietteria, non è chiaro cosa sia successo ma si sente la sua voce risuonare: "siete vergognosi". Non ha tutti i torti, penso. Anzi, credo che abbia proprio ragione. Mi chiedo soltanto perché tutti si lagnano alla biglietteria, perché piuttosto le biglietterie non si boicottino in maniera organizzata per uno, due o più giorni al mese per intraprendere forme di lotta e pressione a questa azienda che mette a serio rischio la salute fisica e mentale dei cittadini romani. L'uomo supera i tornelli, tutti lo guardano, tacitamente assentono, ma lo lasciano solo. Come sempre. Qualcuno si arrabbia, gli altri sono d'accordo, ma sempre rimangono muti e defilati. Il problema non è chiaro, ma si può certo intuire: il trenino urbano Flaminio-Montebello è un vero strazio, ogni giorno sono molte le corse che saltano ogni giorno. Un giorno è saltato addirittura il 30% delle corse. Le motivazioni di questo disservizio non si conoscono bene, perché il capostazione è sempre chiuso nel suo ufficio, nessuno che ti dia una spiegazione, i responsabili - che hanno certamente buoni maestri nei piani alti da cui prendere esempio - stanno accucciati buoni buoni, metteno due omaccioni davanti alla porta, i quali dovrebbero vigilare sulla sicurezza in stazione, invece fanno i bodyguard del capo. Fatto sta che in un orario di rientro come quello è impensabile che non ci sia alcuna corsa per 40 minuti, due corse saltate (18.42 e 18.54), ultima partenza utile quella delle 18.28 e successiva alle 19.08, gente di tre treni ammassata su uno: e perché non degnarsi almeno di uscire e dire come stanno le cose? Perché non tentare di spiegare come e perché mandano sempre qualche povero disperato (spesso proprio il bodyguard) a dire che è un problema di carenza di personale, quando fuori, proprio nel momento delle urla 6 o 7 macchinisti parlottavano all'esterno del bar: cosa ci stavano a fare? Chi sono? Chi li paga? Non sono dipendenti? Forse, chissà, erano solo dei barboni pettinati e rasati, che hanno trovato nei bidoni un giaccone dell'azienda. O peggio, criminali che hanno estorto con minacce quel giaccone a chi glieli fornisce: i contribuenti.
lunedì 7 gennaio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento