Si avvicina il giorno del ballottaggio, c'è una grande agitazione, tensione, un clamore infuocato che procede tra alti e bassi. Parliamo semplicemente delle primarie, eppure qui sembra ci si stia giocando molto di più. In effetti è così. Ci si gioca la credibilità, presumibilmente un posto al governo alle prossime elezioni nel 2013. Bersani e Renzi, la sfida finale. Il vecchio contro il giovane, la vecchia guardia col posto fisso contro il nuovo che avanza in maniera precaria, tra colui che nell'Italia dei problemi ci è cresciuto e un rappresentante della classe politica che li ha provocati. Ecco la sfida. Eppure è un sfida macchiata, è un corsa mozza. Se le precedenti primarie sono state una farsa, dalle vittorie scontate e prevedibili, con nomi messi lì tanto per far numero, quando invece i calcoli veri e propri erano stati fatti dall'alto, queste potevano essere primarie vere, finalmente con un outsider con molto consenso. Il problema è che questo consenso non lo aveva di dentro, come a voler dire "non è il tuo turno". C'era però anche il rischio di fare la figura dei peracottari quando già quello invocava la rottamazione e non era proprio il caso. Dunque è stato il caso di farlo gareggiare, ma di mettere fin da subito paletti un po' stringenti, inventarsi un certificato di elettore di centrosinistra - il quale dovrebbe valere come garanzia di voto alle politiche - in chiara violazione della costituzione: il voto è segreto, o si seguiranno gli elettori nel seggio per assicurarsi che rispettino il contratto firmato? La preoccupazione più grande era quella di vedere il voto annacquato. Ma da chi? Da quelli del centrodestra. Primarie libere, ma non liberissime, quasi forzatamente ristrette per non avere rogne, per non rischiare di perdere. Perché è questo che emerge in sostanza, di cui nessuno osa parlare. Renzi piace, Bersani un po' meno. Renzi attira i nuovi volentorosi, Bersani quelli che dentro ci sono già e che tentano di non uscire. I fatti li conoscete un po' tutti, come sono andati e come stanno andando, come presumibilmente andranno. La cricca democratica vince, si assicura altri cinque anni di egemonia alla faccia del rottamatore Renzi, che per essersi messo contro le gerarchie (non ha tutti i torti) deve ora subire fuochi e diffamazioni: imbroglione, berluschino, populista, ecc. Oppure fare i conti con un parere della corte dei conti uscito proprio il giorno delle polemiche sul regolamento: casualità? Attenti ci siamo stati, il regolamento lo abbiamo letto, sembra proprio che di regole infrante non ce ne siano state; semmai aggirate. Ad ogni modo nessuna violazione, ma così tutti sanno, perché così vogliono far sapere e fa comodo far sapere. Non sono nuovi a queste magie, anni fa, per le primarie dei giovani democratici, successe qualcosa di cuorioso. Alla fine vince comunque il candidato "del partito". (vedi articoli: Innocenzi denuncia brogli e Intervista corriere a Giulia Innocenzi)
Il problema del Pd è che vuole rimanere così com'è, così come qualcuno aveva deciso al suo interno. Se c'è qualcuno che tenta di raggirare il capo occulto, a quel qualcuno va data una lezione: i mezzi per farlo ce li hanno. O con le regole o con la diffamazione. Perché se uno sbaglio ha fatto Renzi, è stato quello di essere convincente e volersi sostituire alla volontaria malaorganizzazione del PD. Si vota o non si vota? Si può o non si può? Sì, ma come? Cosa devo fare? Dovevi trovare con difficoltà il link, aprirlo, trovare la mail del comitato provinciale, inviare richiesta di iscrizione con tanto di giustificazione. Un po' macchinoso il tutto, come del resto siamo abituati: semplificazione! Ci hanno pensato i renziani a colmare la lacuna, creando un sito dove - senza far alcuna pubblicità al proprio candidato - era possibile compilare un semplicissimo modulo online e spedire al comitato di competenza senza troppe difficoltà. Poi se ne è data notizia sui giornali, un invito al voto - non a votare Renzi - che ha semplicemente fatto informazione, nel pieno rispetto del regolamento. Anzi, a leggerlo bene, Renzi ha rispettato persino un punto in più rispetto a Bersani: il punto in cui dice che il candidato deve impegnarsi per garantire una grande affluenza. Benone! Dunque? Dunque dì pure che è stato violato un regolamento, tanto nessuno andrà a leggere. La cricca lo sà, si difende ma perde un occasione: quella di allargare la propria base elettorale. Nel tentativo di difendersi dalla rottamazione, compiono un atto imprudente rifiutando gli elettori, che così si sentono messi da parte. Quello che forse nel PD non sono riusciti a comprendere, è che chi va a votare le primarie non è per fare un golpe, ma è per scegliere un candidato, esprimere una preferenza, un candidato che si è persino disposti a votare alle elezioni politiche in caso di vittoria. Darsi perciò la possibilità di votare anche diversamente da come si è sempre votato (anche perché se le passate elezioni le ha vinte la destra, per vincerle qualcuno di quelli deve votare a sinistra alle prossime). Qualcuno ha annunciato che se vince Bersani non voterà PD. Sembra ovvio, perché se un elettore votasse un partito a prescindere dal candidato, non ci sarebbe bisogno di elezioni primarie: le primarie scelgono il candidato sì, ma il candidato col maggior consenso popolare (non di partito), che può avere più chance alle politiche, è dunque una specie di misurazione di un partito possibile, un test per capire dove possono arrivare i candidati, quale squadra risulta più vincente agli occhi degli elettori. Purtroppo c'è ancora una concezione troppo ideologica dei partiti, ancora si ragiona per motti, destra/sinistra, anacronismi vari, berlusconifobia che prende ancora molti individui e già si grida al complotto. Poveracci! Ci si chiede "questi sono gli innovatori, questi con tutti questi pregiudizi?" La si prende in maniera troppo viscerale questa cosa che si chiama partito: i partiti sono mezzi per esercitare la democrazia, non il fine della democrazia. Questo sfugge. O forse no, lo si sà, ma non si vuole essere rottamati. Si prenderanno meno voti forse, ma ci si può sempre alleare per far cumulo, no? Intanto restiamo, si onora il turnista.
Non credete a tutto quel che vi dicono gente, ragionate, cercate di vedere a fondo i problemi. Soprattutto siate logici. Prendete ad esempio "Renzi vuol far votare perché gli fa comodo", frase che dicono i bersaniani per denigrare il sindaco. Benissimo, può essere, è una democrazia, ci mancherebbe. Ma se è vero questo, allora diventa vero il suo inverso "Bersani non vuol far votare perché gli fa comodo". Dunque, da una parte qualcuno vuole vincere invitando a votare e sfidando la sfiducia verso la politica, dall'altra c'è chi quella sfiducia l'alimenta e vuole lo stesso risultato, ma senza voto: e cosa è meglio per la democrazia? Insomma, quando ascoltate qualcosa, considerate sempre il suo inverso e ragionateci criticamente. Comunque andrà la competizione noi un'idea ce la siamo fatta: ha vinto soprattutto Renzi, l'unico che ha saputo coinvolgere i cittadini, che ha saputo combattere l'antipolitica e smuovere le masse verso un piccolo riavvicinamento alla politica vera. Bersani e i suoi scagnozzi sono rimasti tal quali erano, con tanti concetti non illustrati in concreto (vedi programmi alla fine), rifugiati nel bunker della politica per paura di perdere il posto, rinunciando a guadagnare il popolo. Non avrebbe vinto Renzi, avrebbe vinto il PD, più forte e a vocazione maggioritaria. Ora, quei delusi con la forma della porta sulla faccia, tornano indietro, amareggiati, con in testa un nome solo: "movimento 5 stelle". Grillo se la ride, perché lì andranno a finire i voti che il PD avrebbe guadagnato (anzi, probabilmente perderà non solo gli indecisi). In un modo o in un altro, un destino deve compiersi e si compirà. A meno che domani...
Un'altra considerazione riguarda i modi del centrosinistra. Questa vicenda mette in luce come tra centrosinistra e centrodestra non ci siano tante differenze. Entrambi hanno la fobia dei rispettivi avversari. Vedono Berlusconi ovunque (come Berlusconi con i comunisti), lo vedono persino in Renzi. Spaventa un Bersani che dice: "il nostro secondo problema è la destra". Ecco di cosa si preoccupano, di tenere lontana la destra, non di proporre davvero: fare è il miglior modo di battere il tuo avversario. Il modo in cui hanno fatto quadrato e attaccato Renzi, rivela in realtà che forse anche su Berlusconi qualcosa era vero e qualcosa era fango, ma soprattutto rende l'idea che questo centrosinistra è privo di idee e l'unica vera mossa a disposizione è - ieri con Berlusconi, oggi con Renzi - la negazione dell'altro creando paura e avversione intorno ad esso. Con dei presupposti così, vincere e convincere diventa davvero difficile. Occasione perduta.
PROGRAMMI: Matteo Renzi - Pierluigi Bersani
Noterete la notevole differenza tra i due, uno concreto e l'altro molto più concettuale.
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