“Petrolini è quella cosa/ che ti
burla in ton garbato/ poi ti dice ti à piaciato? Se ti offendi se ne
freg.” Con questi pochi versi egli si definiva. Volto storico
del teatro comico italiano, irriverente sbeffeggiatore, Ettore
Petrolini ha influenzato sicuramente il genere comico del teatro
novecentesco. Dopo la lunga gavetta, la notorietà e il
riconoscimento mussoliniano, Petrolini e il suo teatro sembravano
dover essere archiviati come parentesi storica. Tuttavia, negli
ultimi anni c'è stata una vera e propria riscoperta del suo teatro,
dall'ammaliante risata, il quale sempre in sé racchiude lati più
tragici. Le vicende petroliniane, ben ci mostrano in realtà quanto i
tempi siano cambiati, i personaggi, l'estrazione culturale e la
semplicità popolaresca, raccontano di un'altra Italia. Tuttavia,
alcune cose sembrano caratteristiche di questo paese a forma di
stivale: l'avversione alle suocere, l'ergastolo matrimoniale, il
colore di certi personaggi (come il capostazione Paolino) che ancora
oggi è possibile rinvenire nelle piccole stazioni di provincia. Ciò
che soprattutto lo rende ancora rappresentabile, è la capacità
delle gag di far ridere e finché si riderà ci sarà posto per
Petrolini sui palcoscenici italiani. Accanto a personaggi più
rappresentati e blasonati, quali Gastone e le altre macchiette, o
commedie come Nerone, c'è un'intensa produzione che è
rimasta sepolta e dimenticata. La trovata di Paolino, commedia
in tre atti che Petrolini adattò partendo da quella di Renzo
Martinelli, è tra quei lavori dimenticati, non rappresentati. Salvo
però che un giorno, qualcuno dall'animo curioso, non vada a
scartabellare tra le opere sopite riportandola alla luce. Felice
Sandro Leo, regista della compagnia La Tana dell'Arte, ha creduto che
questa opera dovesse essere conosciuta e, dopo aver affrontato
Gastone, riporta in vita questo cimelio del teatro al Teatro San
Genesio di Roma fino al 25 novembre. Paolino è Capostazione in una
piccola stazione di provincia, oppresso dalla moglie e dalla suocera.
L'unica sua consolazione è la giovane e maritabile figlia Matilde.
Il divorzio era ancora uno scandalo e c'era ancora il flagello della
malaria in molte zone d'Italia (a conferma di quanto fosse diverso il
contesto storico), Paolino dunque escogita un piano per sfuggire alla
morsa delle due donne: con l'aiuto di Don Serafino, chiederà il
trasferimento a Scarlino, cittadina della maremma infestata dalla
malaria, costringendo le due donne a non seguirlo per paura del
contagio. È l'incidente scatenante che darà vita a tutta una serie
di situazioni comiche. Nonostante l'evidente cornice storica, Felice
Sandro Leo riesce comunque ad allestire una messa in scena frizzante
ed aggiornata ai canoni comici del nostro tempo. La sua regia ha il
pregio di non affidarsi esclusivamente all'estro creativo del suo
primo attore – un Luca Pennacchioni brillante, coi tempi comici nel
sangue e dalla sfrontata mimica facciale – ma mette insieme i vari
pezzi del puzzle scenico, dà luce e vigore anche a quei personaggi
che inizialmente erano stati concepiti come semplici comparse. Questo
è importante per mantenere un equilibrio, creare un gruppo che
lavora insieme per un risultato collettivo e non per l'esaltazione
dei singoli, dando così possibilità ai giovani attori alle prime
apparizioni, di confrontarsi con personaggi che non sono solo di
confine, ma divengono essi stessi protagonisti di singoli istanti
scenici. Altresì da notare come Sandro Leo imprima un dato ritmo
allo spettacolo, il quale non è esplosione iniziale, ma un lento
progredire di atto in atto, fino al brillante e tragico atto finale,
cui il regista non manca di evidenziare dopo le grasse risate il suo
epilogo amaro. Sì, perché sono commedie, ma non nascondono il lato
drammatico della vita, un po' come Fantozzi cui mai la sua saga
riservò un finale a lieto fine. Chissà se ora, il rinato Paolino,
voglia già chiudere il sipario su di sé, o abbia voglia di
continuare a vivere ancora e ancora, su nuovi palchi, in nuove
stazioni. Se così sarà, dovrà allora ringraziare il suo secondo
padre, Felice Sandro Leo, per averlo riportato alla luce. Ti à
piaciato?, disse Petrolini: ci à piaciato.
Matteo Di Stefano